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Giovedì, 25 Aprile 2024
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"E’ sottoposto ad inchiesta per pedopornografia": arrivano mail fasulle del Ministero, casi di tentato “phishing”

Le vittime prescelte non sono però cadute nelle trappole e hanno raccontato tutto ai poliziotti della sezione Volanti e a quelli della Postale

“C’è un procedimento penale a suo carico". Ma anche: "E’ sottoposto ad inchiesta per pedoponografia". Questo, grosso modo, il contenuto di due mail che sono arrivate ad altrettanti agrigentini. Mail inviate da un indirizzo di posta elettronica, naturalmente fasullo, del ministero dell’Interno. Comunicazioni – chiaramente inverosimili – con le quali venivano però richieste ai destinatari una serie di informazioni personali: dati anagrafici e perfino conto corrente. Fra le righe della pseudo lettera formale anche la ventilata ipotesi del pagamento di una ammenda per bloccare l’iter dei procedimenti penali.

Entrambi gli agrigentini – che si sono visti recapitare queste mail – non sono però caduti nel “phishing”, ossia nel tipo di truffa fatta su internet con la quale un malintenzionato cerca di ingannare la vittima convincendola a fornire informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso di strumenti finanziari, fingendosi ente (nei casi agrigentini è stato addirittura tirato in mezzo il ministero dell’Interno) affidabile. A denunciare il tentativo di “phishing” è stato prima un agrigentino sessantenne che s’è recato alla caserma “Anghelone” ed ha raccontato tutto ai poliziotti della sezione Volanti. Poi, nel caso della paventata inchiesta per pedornografia, l’altro agrigentino che s’era visto arrivare la mail ha deciso di formalizzare denuncia, a carico di ignoti, rivolgendosi alla polizia Postale.

Di truffe e frodi, nell’Agrigentino, se ne sono registrate – negli ultimi anni – a bizzeffe. Rari invece questi tipi di raggiri, nei quali, per fortuna, nessuno dei due destinatari delle mail è caduto. E’ impossibile infatti anche solo ipotizzare che il ministero dell’Interno invii comunicazioni per avvisare che qualcuno è sottoposto ad indagine e meno che mai che si possa stoppare un procedimento penale pagando ammende. Sono i giudici che stabiliscono – dopo un processo – le pene. Dalla polizia di Stato, naturalmente, viene lanciato un appello “a prestare la massima attenzione” a tutti gli agrigentini.

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