Inferno nel Canale di Sicilia: l'incendio che ha ucciso i due bambini causato da un guasto
L'inchiesta svolta dalla Squadra Mobile ha individuato la possibile genesi della tragedia: i piccoli avevano 10 mesi e un anno
E' stata un'avaria al motore dell'imbarcazione che avrebbe causato una scintilla che ha fatto infiammare parte del carburante presente sul barchino di 6 metri. Carburante che gli scafisti mettono su ogni natante per evitare che, durante le traversate, le "carrette" rimangano a secco.
A chiarire l'origine dell'incendio che ha ucciso, per ustioni, 2 bambini - un maschietto e una femminuccia - è stata l'attività investigativa della Squadra Mobile della Questura di Agrigento, incaricata dal procuratore capo, facente funzione, Salvatore Vella di occuparsi sul campo dell'inchiesta sulla nuova tragedia registratasi ieri nelle acque antistanti a Lampedusa. L'inchiesta è per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina (come avviene per ogni sbarco di migranti) e morte come conseguenza di altro reato.
Le salme dei due bambini morti ustionati, sul barchino di 6 metri dove ieri si è sviluppato l'incendio, sono a disposizione della Procura di Agrigento e si trovano nella camera mortuaria del cimitero di Lampedusa. La bambina - è stato accertato - aveva 10 mesi, mentre il maschietto aveva un anno.
I poliziotti della Squadra Mobile stanno continuando a sentire, hanno già iniziato ieri, i migranti sopravvissuti. La maggior parte è ancora sotto choc e le dichiarazioni, fino ad ora acquisite, sono spesso contrastanti. Qualcuno ha anche parlato di due persone disperse, quindi non soltanto dunque la madre del bimbo deceduto a causa delle ustioni. Fin dai primissimi, concitati, momenti del soccorso, era emerso infatti che una donna era caduta in mare. Si tratta di racconti che vengono, naturalmente, presi con il beneficio del dubbio, mentre in mare, al largo della più grande delle isole Pelagie, vanno avanti le ricerche a riscontro anche delle informazioni acquisite. Stanno per essere ascoltati anche 4 dei 5 migranti (una donna è in condizioni gravissime e dunque non potrà essere sentita) che sono stati portati al Centro grandi ustioni di Palermo. Anche i loro racconti serviranno per avere un quadro sempre più nitido della dinamica della tragedia registratasi ieri mattina.
A fornire assistenza psicologica ai sopravvissuti è al momento un team composto da psicologi e mediatori interculturali di Medici Senza Frontiere.
Alcuni amministratori di Lampedusa, in rigoroso silenzio, si sono recati stamattina al cimitero di Cala Pisana per portare un fiore e dire una preghiera davanti alle bare dei piccoli immigrati. Tutti gli isolani, nonostante sistematicamente si trovino a vivere e ad affrontare le tragedie dell'immigrazione, sono scioccati per quanto è avvenuto nelle "loro" acque. Al camposanto dell'isola, dove fra l'altro sono in corso dei lavori, è impossibile trovare posto per la tumulazione. Verranno cercati loculi disponibili, come è già avvenuto in altri casi del genere, nei cimiteri dell'Agrigentino.
A soccorrere il barchino, partito dalla Tunisia lo scorso mercoledì, viaggiavano 26 uomini, 8 donne e 2 minori di nazionalità Costa d'Avorio, Senegal, Mali, Guinea e Camerun, è stato prima un peschereccio tunisino che ha allertato la Guardia costiera. Oltre ai due piccoli trovati già morti, c'erano 5 feriti - di cui una donna in gravissime condizioni - che sono stati trasferiti, in elisoccorso, al Centro Grandi ustioni di Palermo.
(articolo aggiornato alle 14.30)