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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

È il giorno del "giudice ragazzino", Livatino torna a vivere nella "stanza della memoria"

Sono stati in tanti presenti all'inaugurazione: dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, al sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, fino al procuratore Luigi Patronaggio

Una stanza che sia un faro per le generazioni future. È questo lo spirito con cui è stata inaugurata la "stanza della memoria" dedicata a Rosario Livatino. Si trova al primo piano dell'ex palazzo di giustizia di piazza Gallo, ed è il luogo dove il giudice lavorò per dieci anni come sostituto procuratore della Repubblica.

Inaugurata la "Stanza della memoria"

Adesso, è stato ricostruito tutto nel dettaglio. Sono stati recuperati gli arredi, la sua scrivania, la vecchia macchina da scrivere e la toga. E sono stati in tanti presenti questo pomeriggio alla conferenza all'ex Collegio dei Filippini, che ha preceduto l'inaugurazione: dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, al sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, fino al consigliere del Csm, Piergiorgio Morosini. 

Patronaggio: "Non c'è più sangue nelle strade, ma ancora resiste logica clienterale"

Maria Elena Boschi: "Era un uomo senza paura"

“Sono davvero felice per questa 'stanza della memoria' - ha dichiarato il sottosegretario Boschi - . Senza memoria non può esserci futuro perché solo così potremmo avere una guida più sicura e un futuro migliore. Livatino ra un uomo senza paura che ha fatto il suo dovere in modo semplice, applicando la legge. Oggi ci sono tanti uomini e magistrati che lavorano in questo modo".

“Io ero piccola, ma ricordo bene l'estate del '92 – ricorda Boschi - dopo l'uccisione di Borsellino c'era un senso diffuso di rivincita. Non si poteva accettare quella idea. Tanti hanno scelto poi di studiare giurisprudenza per cercare di contrastare la mafia per dare un segno. Il nemico è fuori, il nemico è la mafia. Bisogna continuare a dire che la mafia esiste. Ci sono dei leader politici che dicono che la mafia non esiste ma non è così. Possono distruggere la stele di Livatino e noi la ricostruiamo 101 volte. Se esiste la mafia esistono gli italiani e noi abbiamo il compito della memoria. Noi dobbiamo onorare quella memoria con la nostra attività”.

LE VIDEOINTERVISTE. Don Giuseppe Livatino: "La lotta contro la mafia non è finita"

Firetto: "L'efferatezza scosse le coscienze"

"Oggi è impensabile che i giudici si muovano da casa con la propria auto per raggiungere il luogo di lavoro, - ha dichiarato il sindaco Firetto - . L’efferatezza scosse le coscienze, ad Agrigento molti scesero in piazza, con una fiaccolata organizzata dai sindacati e dalla società civile, segno embrionale che qualcosa stava mutando. Adesso la città è cambiatata".

Falcone: "Oggi i giovani rifiutano la mafia"

Sulla stessa scia, le dichiarazioni di Pietro Maria Falcone, presidente del tribunale di Agrigento: "Anni fa qualcuno si vantava delle amicizia con la mafia, e quasi il pizzo era concepito come qualcosa di equo. Oggi non è più così, i giovani rifiutano la mafia e sono sempre di più quelli che denunciano il pizzo e si affidano allo Stato, i passi da compiere sono lunghi, la mafia è ancora vitale e pericolosa, penso che ci siano tutti i segnali per un futuro migliore". 

Don Giuseppe Livatino: "Non abbassare la guardia"

Nel giorno dedicato all’inaugurazione della "stanza della memoria", c’è anche il cugino, don Giuseppe Livatino, da sempre uno dei più grandi sostenitori del giudice ucciso dalla mafia, nonché postulatore della causa di beatificazione: “Siamo qui per fare memoria di Livatino e per valorizzarne la testimonianza. Questa stanza può portare la dedizione al lavoro e la sua dedizione a Dio,  portare all'attenzione di tutti del fatto che non bisogna abbassare la guardia perché la mafia non spara più solo perché qui ha cambiato metodi. Un dato che è emerso in questi anni è che Livatino è stato chiamato ad applicare la legge ma Livatino si dimostra anche un filosofo del diritto”.

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