Facevano scappare i migranti da Lampedusa: chiesti 9 rinvii a giudizio, fra loro anche i volontari dell'Askavusa
Documenti, biglietti di viaggio e abitazioni sarebbero stati messi a disposizioni degli stranieri per evitare i rimpatri: la difesa chiede di non utilizzare alcune intercettazioni
Secondo l'accusa mettevano a disposizione degli stranieri - arrivati clandestinamente in Italia - documenti, biglietti di viaggio e abitazioni. Residenze, fra Porto Empedocle e Lampedusa, che servivano ad evitare i controlli e i relativi rimpatri. A scoprire questa presunta organizzazione è stata la polizia.
Poco più di tre anni dopo l'operazione, eseguita dalla squadra mobile, la vicenda approda in aula per l'udienza preliminare. Il pubblico ministero Paola Vetro ha chiesto 9 rinvii a giudizio su cui si dovrà pronunciare il gup Micaela Raimondo.
Fra gli imputati ci sono alcuni componenti dell'associazione Askavusa, molto nota a Lampedusa per il suo impegno nel sociale. Il 18 aprile del 2019 furono arrestati due tunisini. Ad essere posti, allora, ai domiciliari furono Nazha Achibi di 56 anni e Sadok Fathallah di 62 anni. Entrambi sono stati ritenuti responsabili, in concorso, del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I tunisini, secondo quanto ipotizza l'accusa, dietro il pagamento di somme di denaro, favorivano l'illegale permanenza di cittadini stranieri sul territorio nazionale.
E lo facevano mettendo a disposizione di alcuni migranti documenti d’identità, biglietti di viaggio per far risultare che gli stessi immigrati erano giunti legalmente in Italia e poi garantivano sicure modalità di trasferimento per raggiungere altri paesi europei. Questa ipotesi di reato è contestata anche a Mohamed Ahmed Mansour, 30 anni, figlio di tunisini ma nato in Italia; El Aid Ben Mohamed, 44 anni, tunisino e Mario Caruana, 38 anni, di Porto Empedocle.
Stesso titolo di reato ma condotte diverse per tre componenti dell'associazione Askavusa che, senza alcuna richiesta economica o di altra natura ai migranti clandestina, li avrebbero ospitati illegalmente nelle proprie abitazioni o in abitazioni a loro riconducibili favorendo, in questo modo, la loro permanenza illegale in Italia in quanto gli avrebbero impedito il trasferimento, l'espulsione o il rimpatrio.
Si tratta di Francesca Del Volgo, 41 anni; Annalisa D'Ancona, 41 anni e Irene Cocco, 39 anni. La sola D'Ancona, peraltro, è accusata di detenzione di armi da guerra perchè, in occasione di una perquisizione nella sua abitazione, è stato trovato del materiale bellico: in particolare un involucro di bomba da fucile e alcuni bossoli. Il solo Ben Mohamed Mohamed, tunisino di 26 anni, uno dei migranti entrati illegalmente in Italia che avrebbe ricevuto i documenti per restare in Italia, è accusato di false dichiarazioni a pubblico ufficiale perchè, in occasione di alcuni controlli, avrebbe esibito una carta di identità e una tessera sanitaria intestate ad altri.
I difensori - in particolare gli avvocati Leonardo Marino, Germana Graceffo e Gaetano Pasqualino - hanno presentato alcune eccezioni preliminari chiedendo, fra le altre cose, di dichiarare inutilizzabili le intercettazioni. Il pm ha chiesto un termine per replicare. Si torna in aula il 9 febbraio.