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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Il grido di don Franco: "I vergognosi cumuli di rifiuti non li creano i nemici immaginari"

Il cardinale ha "tuonato" sulla continua instabilità del polo universitario: "È un’agonia infinita e pagare il prezzo della grave situazione generale sono soprattutto i giovani"

Ha ripreso le parole pronunciate, 25 anni fa, da San Giovanni Paolo II. Parole con le quali il papa - in quel maggio del 1993 - ha condannato la “piaga della disoccupazione”, l'esasperazione dell'individualismo, la pratica sistematica della diffidenza, che volta le spalle alla cultura d'iniziativa e d'impresa; il clientelismo, che corrompe e inquina la democrazia. Parole con le quali papa Wojtyla ha condannato, con assoluta fermezza, la “cultura della mafia, che è una cultura di morte, profondamente disumana, antievangelica, nemica della dignità delle persone e della convivenza civile”. Giovanni Paolo II, allora, implorava concordia: “Una concordia senza morti, senza assassinati, senza paure, senza minacce, senza vittime”.

Acqua e frane

"Sono parole che restano attuali come se, da allora, fosse cambiato poco - ha detto stanotte, al termine dei riti del venerdì santo, l'arcivescovo di Agrigento: il cardinale Francesco Montenegro - . Certo, le nostre strade non sono più bagnate di sangue come nei tempi passati, ma si continua a togliere vita. La crisi sociale continua a segnarci. I centri storici di questo territorio continuano a cadere a pezzi, anziché essere fonte di aggregazione sociale, generatori di cultura e occasione per la creazione di nuovi posti di lavoro, come avviene in centri lontani e vicini a noi. L'acqua e il suo ciclo - distribuzione, depurazione - più che un diritto di tutti rischia di diventare un lusso di pochi. Il nostro territorio è ferito da scempi e da abusivismo, il conto salato che ci tocca pagare sono gli smottamenti, le frane, gli scivolamenti a valle di costoni, il rischio crollo di case, ponti, strade e anche di antiche e splendide opere come la nostra cattedrale".

La processione del "venerdì Santo"

Rifiuti e inerzia

Don Franco, stanotte, ha - neanche tanto indirettamente - bacchettato politici, tecnici, burocrati ma anche i cittadini: "Che dire poi di quella emergenza trascurata per molti anni da tutti e che ora è insistentemente alla ribalta: i rifiuti urbani. Per troppo tempo abbiamo fatto affidamento sulle discariche creando bombe ecologiche a orologeria. È vero che la responsabilità può essere addossata ai disservizi. Ma a un segno di civiltà come la raccolta differenziata si contrappongono i vergognosi cumuli abusivi di rifiuti indifferenziati in diverse parti del territorio e della città. Quella fila di sacchetti di immondizia che costeggiano le nostre strade non la creano di sicuro nemici immaginari, ma l'irresponsabilità di chi non ama la sua città e questa terra, i suoi concittadini e conterranei - ha incalzato dalla chiesa di San Domenico - .  Ci si sente liberi di gettare la qualunque per strada, senza pensare agli altri che la abitano e che hanno il diritto di vivere nell’ordine e con dignità. Però tutti pretendiamo una città pulita. Probabilmente anche chi getta il sacchetto per strada". Don Franco ha tuonato perché "distruggiamo con la nostra incuria e indifferenza il territorio, che dovrebbe essere fonte della nostra ricchezza, e poi piangiamo perché i figli di questa terra sono costretti a emigrare".

Università e fuga  

"A proposito di figli, tu sai bene - ha detto il cardinale rivolgendosi al Signore - che i giovani sono il vero pianto di questa terra. Loro fuggono, perché costretti dallo scippo che subiscono di futuro e di speranza. Cade, per esempio, come tegola sulla loro testa, e diventa un ulteriore motivo ad andarsene, la continua instabilità del polo universitario. Chiuderà? Resterà? Sì? No? È un’agonia infinita, ma la sua morte sembra avvicinarsi sempre più. A pagare il prezzo di tanta e grave situazione generale sono soprattutto i giovani. Perché dovrebbero rimanere? Su quali prospettive future possono contare? Quali incentivi hanno per costituire giovani famiglie? Gesù ti imploro: ricordati di noi. Ricordati di questa terra tanto bella quanto triste. Non è giusto che rimanga inchiodata nelle code delle classifiche per vivibilità e salubrità. Tu l’hai pensata bella, ricca e ingegnosa".

Disagio e giovani

"Il disagio dilaga, e non si può girare la faccia dall'altro lato - ha proseguito don Franco - . Anche da noi c’é il bullismo e il cyberbullismo, spesso velato, che non lascia indenni i nostri ragazzi. Te ne accenno stasera, perché alcune volte sembra di avere gli occhi chiusi, o meglio fingiamo di non vedere e angelicamente noi adulti affermiamo che, dalle nostre parti, nei nostri paesi, certe cose non succedono. Ma come si fa a non vedere – penso soprattutto ai genitori – i nostri adolescenti, poco più che bambini, “posteggiati” in luoghi delle città con la bottiglia o lo spinello in mano sino a notte inoltrata? Gesù, ancora una volta, ricordati di noi".

Giustizia e speranza 

"Sai, credo davvero che, in questa terra possa vincere la giustizia e si possa vivere la legalità come ci insegna Rosario Livatino. Giovanni Paolo II lo preconizzò 'martire della giustizia e indirettamente della fede'.  Allora, significa che si può vivere per il bene comune". Don Franco ha ringraziato Gesù "per la tanta gente operosa, generosa, coraggiosa, onesta, impegnata, giovane e meno giovane, che incontro nel mio ministero. A volte resto sorpreso per la loro fedeltà quotidiana a te e alla vita, e in loro leggo la tua fedeltà e la tua vita. Sono davvero tanti, e sono di questa terra. Grazie e… ricordati di noi. Guardiamo perciò il crocifisso - ha aggiunto - . Della sofferenza degli uomini, del dolore della creazione ferita, del nostro territorio violentato tutti sentiamoci responsabili. Ricordate? Cinque anni fa papa Francesco a Lampedusa disse: 'La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. La sofferenza dell’altro, ci riguarda, ci interessa, è affare nostro!'. Gettiamo perciò lungo le pieghe e le piaghe della storia di questa nostra terra semi di speranza. Cristo è risorto. Lui non vuole che la morte trionfi".
 

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