Il cadavere ritrovato nel boschetto, si studia e analizza il cellulare del 32enne
La Procura della Repubblica non intende lasciare nulla al caso. Per cercare di risolvere il “giallo” di Ferragosto, investigatori e inquirenti si stanno muovendo su più fronti
Verrà esaminato il telefono cellulare e dunque tutte le chiamate o i messaggi che il trentaduenne ghanese ha fatto o ricevuto. La Procura della Repubblica non intende lasciare nulla al caso. Per cercare di risolvere il “giallo” di Ferragosto, investigatori e inquirenti si stanno muovendo su più fronti.
L'autopsia rivela: nessun segno di violenza
L’autopsia - realizzata dal medico legale Cataldo Raffino, su incarico della Procura, - non avrebbe evidenziato segni di violenza. Tutte le piste investigative sono rimaste, dunque, aperte. Ha preso corpo - già dalla serata di giovedì, praticamente subito dopo l’esame autoptico - anche l’ipotesi di un possibile suicidio, ma la Procura vuole vederci chiaro.
Il trentaduenne fino al 7 luglio era vivo
Ed ecco perché verranno effettuati anche degli esami tecnici sul telefono cellulare della vittima. La salma del ghanese trentaduenne è stata ritrovata la sera del 13 agosto sotto il viadotto Scimé, a pochi passi dal tribunale. Fra le poche certezze investigative, c’è un dato di fatto: fino allo scorso 7 luglio l’immigrato, regolarmente presente ad Agrigento dove lavorava nella zona industriale, era vivo. I carabinieri, quando hanno fatto prelevare la salma – che era in avanzato stato di putrefazione – hanno ritrovato anche il suo portafogli. All’interno c’erano 168 euro e c’era la ricevuta di un bonifico effettuato, proprio il 7 luglio, in favore della moglie.
Si ricostruisce la vita del giovane
Il fascicolo di inchiesta su questo misterioso caso è coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e viene curato dal Pm Paola Vetro, che già indagava per la scomparsa del ghanese, e dalla collega Cecilia Baravelli che è intervenuta, al momento del rinvenimento della salma, come Pm di turno.