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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Lampedusa e Linosa

"Ha agito nell'adempimento del dovere di salvataggio", nuova archiviazione delle accuse per Carola Rackete

La comandante di Sea Watch, già prosciolta dalle imputazioni di resistenza a pubblico ufficiale e violenza a nave da guerra per le quali fu arrestata, era indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e per essere entrata illegamente nelle acque territoriali italiane. Il gip: "Lo ha fatto per necessità"

"Carola Rackete ha agito nell'adempimento del dovere di salvataggio previsto dal diritto nazionale e internazionale del mare".

Con queste motivazioni il gip del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, ha archiviato l'inchiesta a carico della comandante di Sea Watch che, lo scorso aprile, era stata già definitivamente prosciolta dall'accusa di resistenza a pubblico ufficiale e violenza a nave da guerra che scaturiva dal presunto speronamento della motovedetta della Guardia di finanza il 29 giugno del 2019, giorno dell'arresto.

Il nuovo procedimento, adesso archiviato su richiesta del procuratore aggiunto Salvatore Vella e del pubblico ministero Cecilia Baravelli, riguardava un episodio di tre giorni prima quando la trentatreenne tedesca, che è stata difesa dagli avvocati Leonardo Marino e Alessandro Gamberini, decise di entrare senza autorizzazione con la nave, che stazionava davanti Lampedusa ma in acque internazionali da giorni, nelle acque territoriali italiane rifiutandosi di allontanarsi nonostante l'ordine della Guardia di finanza.

All'accusa di rifiuto di obbedienza a nave da guerra si era aggiunta quella di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per avere fatto entrare in Italia 53 clandestini, ovvero i migranti salvati in mare il 12 giugno di quell'anno. "Ha agito - sottolinea il gip - nell'adempimento del dovere perchè non si poteva considerare luogo sicuro il porto di Tripoli".

Il giudice cita un rapporto dell'Alto commissario per le Nazioni unite che ha sottolineato "che migliaia di richiedenti asilo, rifugiati e migranti in Libia versano in condizione di detenzione arbitraria e sono sottoposti a torture". 

Quanto all'averli condotti in Italia, nonostante il divieto, il gip aggiunge: "La condotta risulta scriminata dalla causa di giustificazione".

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