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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Grotte

"Non picchiò a sangue padre invalido per l'eredità", cancellata condanna a 45enne

Roberto Picone in primo grado, era stato condannato a 9 mesi di reclusione: la difesa ha sostenuto che gli accertamenti medici non confermavano la versione dell'anziano

Assoluzione per non avere commesso il fatto: la Corte di appello di Palermo, alla quale si sono rivolti i difensori, gli avvocati Annalisa Russello e Angelo Farruggia, ha cancellato la condanna a 9 mesi di reclusione, con relativo risarcimento dei danni, nei confronti di Roberto Picone, 45 anni, elettricista di Grotte, accusato di avere brutalmente picchiato il genitore che riportò un trauma facciale e fu costretto a ricorrere alle cure dei sanitari.

L'episodio sarebbe avvenuto il 15 aprile del 2016, per strada al termine di un litigio nel quale, secondo l’ipotesi accusatoria iniziale, Picone aveva apostrofato il padre con insulti e invettive prima di colpirlo. Picone era accusato di avere aggredito con violenza l’anziano genitore, con calci e pugni, perchè riteneva di essere stato escluso da un'eredità. 

L'anziano e invalido genitore, che si è costituito parte civile con l'assistenza dell'avvocato Gianfranco Pilato, aveva ottenuto il risarcimento dal figlio che avrebbe dovuto pure pagare una provvisionale, vale a dire un anticipo subito esecutivo, di 2.000 euro. L’intero ammontare del risarcimento, in seguito, sarebbe stato liquidato in sede civile se la condanna fosse stata confermata nei successivi gradi di giudizio come, al contrario, non è avvenuto: i giudici della Corte di appello, al contrario, hanno revocato la condanna al risarcimento. La sentenza di primo grado era stata emessa il 12 ottobre del 2018 dal giudice monocratico Giuseppe Sciarrotta.

La pena inflitta dal giudice, per l'accusa di lesioni, era la stessa di quella proposta dal pubblico ministero Manola Cellura al termine della requisitoria. L’indagine e il processo sono scaturiti dalla denuncia presentata dall’anziano che finì in ospedale per i traumi riportati soprattutto al volto. La difesa aveva impugnato la sentenza sostenendo che, gli esiti degli accertamenti medici e, in particolare, della tac smentivano la versione della presunta vittima che non aveva riportato alcuna lesione.

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