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Cronaca

Dopo 28 anni dal delitto di Livatino, Agrigento torna a "puntare" sui giovani

Don Giuseppe: "Il bel ricordo deve diventare memoria, deve diventare atteggiamento continuo nelle nostre scelte, nei nostri ruoli istituzionali, nei nostri ruoli sociali"

Prima la messa, nella "sua" Canicattì. Poi, nel luogo che appartiene alle coscienze degli agrigentini - in contrada Gasena, scenario dell'agguato e dell'omicidio, - la commemorazione e la deposizione dei fiori: quest'anno fatta da alcuni giovanissimi studenti. Quello di oggi è il giorno del ricordo. Il ricordo di un magistrato, di un testimone di fede che presto potrà essere ritenuto, dal papa, venerabile. Agrigento non dimentica, nonostante siano trascorsi 28 anni, il giudice Rosario Livatino. E prova, con forza, a trasmettere il suo ricordo alle giovani generazioni. 

In ricordo di Livatino 28 anni dopo il delitto

"Sono cambiate moltissime cose, a cominciare dalla stessa mafia - ha detto, davanti la stele del giudice Livatino, il prefetto di Agrigento: Dario Caputo - . Ed è un dato importantissimo che dobbiamo comunicare soprattutto ai giovani perché sappiano contro quali pericoli si devono confrontare. Ma è cambiato anche lo Stato e la sua risposta è diventata anche più incisiva. Spero che sia cambiata anche la società civile come alcuni segnali dimostrano e questo, per me, è un ottimo momento per commemorare questa giornata che ha molti aspetti dolorosi e tristi". 

LE VIDEO INTERVISTE. Tutti davanti la stele di contrada Gasena a ricordare Rosario Livatino 

"Rosario Livatino va ricordato nella sua ordinarietà. Un uomo che non ha mai fatto gesti eclatanti, ma che ha fatto semplicemente il proprio dovere andando avanti con fede e fiducia nella Costituzione e nello Stato - ha detto don Giuseppe Livatino, postulatore della causa di beatificazione - . Ha lasciato un bel ricordo che ora deve diventare memoria, deve diventare atteggiamento continuo nelle nostre scelte, nei nostri ruoli istituzionali, nei nostri ruoli sociali. E' bene che, oggi, ci sia questa presenza non solto da parte delle istituzioni ma anche della società civile. E' un grande patrimonio che va valorizzato e va sempre di più offerto alle giovani generazioni".

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"Il 21 e il 25 sono due appuntamenti importanti per ricordare e commemorare il sacrificio del giudice Livatino, del giudice Saetta e del figlio Stefano. Il loro esempio, professionalità, dedizione al lavoro devono essere punto di riferimento per le future generazioni" - ha detto il sindaco di Canicattì: Ettore Di Ventura - .

In tutto l'Agrigentino si pensa naturalmente ai prossimi passaggi per la causa di beatificazione. "Certamente è stato un testimone della fede, per quello che è stato il risultato dell'escussione dei testimoni fatte in questi sette anni da parte del tribunale ecclesiastico, da quello che viene fuori dalla sua agenda, dai suoi scritti possiamo dire che Rosario Livatino ha vissuto in maniera eroica e con le virtù evangeliche per cui possiamo dire che - ha aggiunto don Giuseppe Livatino - certamente è un grande passo in avanti la chiusura del processo, il fatto che gli atti vengono trasmessi a Roma e che la congregazione potrà, nell'arco di un po' di tempo, proporre al Santo padre il decreto di venerabilità che è il primo passo avanti verso la beatificazione".

"Farò il possibile per tornare ogni anno a questa celebrazione - ha detto Paolo Criscuoli del Csm - . E' un momento importante per far sì che venga ricordato un giudice importante per la magistratura e per il Paese perché con il suo esempio ha dimostrato che, chi svolge a pieno il proprio ruolo, riesce a far sì che i  valori di legalità e lealtà vengano trasmessi a tutti, soprattutto ai giovani".  

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