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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Giubileo della Diocesi, Montenegro: "Abbattiamo i muri nelle nostre chiese"

Celebrato un evento dalla forte valenza simbolica, poiché, come ha affermato l'arcivescovo nel messaggio di convocazione, mette "davanti a tante nostre contraddizioni"

Si è celebrato il Giubileo della Diocesi di Agrigento, secondo evento previsto nel calendario del Giubileo straordinario della Misericordia. Le 193 parrocchie dell’Arcidiocesi si sono incontrate tra piazza Stazione e piazzale Rosselli, per confluire poi in piazza Vittorio Emanuele. Il pellegrinaggio è arrivato, quindi, in piazza Don Minzoni, davanti alla Cattedrale di San Gerlando per ascoltare la concelebrazione dell'Eucaristia dell'arcivescovo Franco Montenegro.

“Per celebrare degnamente i santi misteri in un momento così particolare della nostra vita di fede – ha detto l’arcivescovo Montenegro iniziando il rito eucaristico - mettiamoci davanti al Signore con umiltà e riconosciamo i nostri peccati”. 

“L’apertura della Porta Santa ha un fortissimo valore simbolico – ha aggiunto Montenegro - . Nel nuovo testamento Cristo è la porta che consente l’accesso al Padre. Ha sconfitto le porte dell’inferno che non potranno mai prevalere sulla Chiesa. Oggi ci troviamo davanti ad un segno contradditorio: la porta chiusa della nostra chiesa madre. Ma noi dobbiamo sentirci Chiesa. Come può vacillare la collina sulla quale è costruita la cattedrale, possono entrare in crisi tante comunità, ma non può venire meno la roccia su cui è edificata la chiesa”.

Il Giubileo della Diocesi

“Preoccupati di riempire le nostre chiese – ha proseguito l’arcivescovo - non abbiamo saputo raggiungere le tante case, abbiamo catechizzato chi ci ha richiesto i sacramenti, siamo stati pronti a imporre le regole di un cristianesimo ideale, ma non sempre abbiamo saputo incontrare le storie delle persone che ci vivono accanto. Occorre un serio esame di coscienza, bisogna ripensare con libertà e coraggio il cristianesimo, per favorire l’incontro di uomini e donne.

“Bisogna impegnarci per salvaguardare questo bene storico – ha detto ancora Montenegro - facendoci provocare dalla contraddizione della cattedrale chiusa. Il tempo è superiore allo spazio, occorre superare la tentazione di sentici sicuri nelle nostre strutture ecclesiali, non possiamo restare chiusi nelle sagrestie. Dobbiamo abbattere i muri che abbiamo dentro la chiesa”.

Si tratta di un evento dalla forte valenza simbolica, poiché, come ha affermato l’arcivescovo nel messaggio di convocazione, mette "davanti a tante nostre contraddizioni, di cui dobbiamo prendere coscienza se vogliamo che questo Anno Santo porti i frutti auspicati".  

"Ritrovarsi ai piedi della Cattedrale 'ferita' - ha proseguito l'arcivescovo -  e guardare la sua porta chiusa, quella porta che prima fra tutte le altre si sarebbe dovuta aprire, costituisce, un fortissimo richiamo a una riflessione sincera e a una conversione autentica per 'incarnare' il Vangelo della misericordia nelle nostre scelte e nelle nostre azioni, nelle nostre relazioni e nei nostri impegni, con una reale apertura della nostra esistenza a quella dell’altro e degli altri".  

Prima di varcare la via Duomo, all’ingresso della quale è stata allestita una “Porta Santa” speciale, si è tenuto un momento penitenziale che ha preparato il gesto simbolico dell’attraversare la porta. 

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