Furti in villa, i derubati provano a riconoscere la refurtiva: via vai dalla Questura
Qualcuno è certo d’aver riconosciuto – nelle fotografie dei monili distribuite durante la conferenza stampa della polizia di Stato – un paio di orologi e forse anche un bracciale
Tanti chiamano il centralino della Questura. Qualcuno si è già presentato ed ha chiesto come fare per cercare di capire se fra la refurtiva sequestrata c’è anche qualche gioiello che gli appartenga. Qualcun altro è certo, invece, d’aver riconosciuto – nelle fotografie della refurtiva distribuite durante la conferenza stampa della polizia di Stato – un paio di orologi e forse anche un bracciale.
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Da almeno un paio di giorni, in Questura, è un vero e proprio via vai di agrigentini. Sono coloro che hanno subito dei furti in abitazione a San Leone e che sperano di poter recuperare qualcosa fra quanto è stato sequestrato dai poliziotti del commissariato “Frontiera” di Porto Empedocle e dagli agenti della Squadra Mobile dopo l’arresto – per tentato furto – di Fabrizio Rizzo, 27 anni, di Agrigento e Roberto Iovine, 53 anni, originario di Napoli ma ufficialmente residente a Montecatini Terme.
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La sera dell’arresto – lo scorso lunedì, i due vennero “pizzicati” dopo avevano tentato un furto in una villetta di via Degli Ippocastagni a San Leone – i poliziotti, nelle immediate adiacenze dell’abitazione di Rizzo, rinvennero e sequestrarono della refurtiva: orologi, bracciali, collane, orecchini. Subito, un’agrigentina – che aveva subito un furto un paio di giorni prima – riconobbe alcuni suoi monili, tant’è che a carico degli indagati venne contestata anche l’ipotesi di reato di ricettazione. Il vice questore Cesare Castelli, a capo del commissariato “Frontiera” di Porto Empedocle, e il commissario Giovanni Franco, il vice della Squadra Mobile della Questura di Agrigento, resero noto – durante la conferenza stampa – che “soltanto una parte della refurtiva è stata già riconosciuta, ma non è certamente tutto”.
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Da quel momento, di fatto, gli agrigentini che hanno subito una razzia in casa vogliono provare a vedere se, fra quei monili recuperati, vi sia qualcosa che gli appartenga. Nonostante il doppio arresto, la polizia – in gran silenzio – continua a monitorare e controllare le villette di San Leone e del Villaggio Mosè. Sanno perfettamente – per loro stessa ammissione – i poliziotti che “non è ancora finita”. L’attività investigativa va infatti ancora avanti.