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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Ravanusa

Strage di Ravanusa, la moglie di una delle vittime: "Il mio Giuseppe non è in quella bara"

Al termine della celebrazione si sono alzati in aria palloncini bianchi. Commosso messaggio di Eliana, sposa di Giuseppe Carmina: "Adesso il letto è troppo grande". Il sindaco di Ravanusa chiede chiarezza su quanto avvenuto e invoca interventi veloci per dare una casa agli sfollati

A Ravanusa è il giorno dell'addio. In piazza Primo Maggio è stata allestita l'area in cui si terranno i funerali delle 10 vittime del crollo di sabato scorso in via Trilussa. In prima linea tutti i parenti delle vittime, intorno normali cittadini, sindaci di larga parte della provincia e autorità.

Ore 18.05. I feretri delle 10 vittime della strage lasciano piazza Primo Maggio per raggiungere la loro ultima dimora. Il loro passaggio tra due ali di folla viene accolto con applausi e commozione. Palloncini bianchi volano in cielo a ricordo delle vititme.

Ore 17.50. Prende la parola Eliana la moglie di Giuseppe Carmina. "Non voglio parlarvi del mio dolore, che è immenso. Ma voglio parlarvi della mia speranza - ha detto -. Invito tutti a volgere lo sguardo alle cose che durano per sempre. Non guardiamo al materiale, che in un attimo, in uno scoppio, svanisce. In questo dolore Gesù ci ha inondato della sua grazia anche noi che abbiamo perso tutto. E' arrivata una forza sovra umana che solo Dio può dare". "La casa è vuota - dice ancora Eliana- le nostre bambine chiedono ogni giorno del papà, piangono. Il letto è diventato grande, la croce è pesante. Non maledico Dio perché ho la piena certezza che sono in un posto migliore".  Eliana ricorda il marito per il suo "sorriso contagioso". "Il mio Peppe non è in quella bara, lui vivrà per sempre. Oggi faceva il compleanno, oggi è nato in Cristo". 

L'arcivescovo Damiano scrive a papa Francesco: "La sua vicinanza ci rincuora in un momento di dolore"

Ore 17.41. "Un boato, alle 20.35 di sabato 11 dicembre ha sconvolto la nostra comunità e ha spezzato le vite di 10 persone che stavano nel posto che riteniamo più sicuro: la casa". Inizia così il commosso intervento del sindaco di Ravanusa Carmelo D'Angelo al termine del funerale per le vittime del crollo di via Trilussa. "Un crollo - dice il sindaco - di cui ci auguriamo verranno appurate le responsabilità ma che a prescindere ha segnato per sempre la storia di questo paese. Non dimenticheremo Calogero ed Enza, genitori premurosi che attendevano il figlio Giuseppe. Non dimenticheremo Peppuccio e Liliana, contenti di avere con loro il figlio e la nuora, giovani amati da amici e colleghi che si apprestavano a cogliere il frutto del loro amore, Samuele. Non dimenticheremo Piero, con il suo umorismo filosofico e il suo amore per i giovani. Non dimenticheremo la moglie Carmela, per il suo amore per il figlio Mario, per la sua generosità d'animo e per il suo sosteno dato a questa comunità ai più deboli".

Il sindaco continua: "Non dimenticheremo il lutto e non dimenticheremo che siamo figli di questa Patria e di questa Italia. Sono arrivato subito dopo il boato e mi sono sentito solo, smarrito e impaurito. Ma è un sentimento che è durato pochi minuti: i soccorsi sono arrivati prontamente per salvare le persone con temerarietà e coraggio. Vigili del fuoco e carabinieri non si sono risparmiato per 72 ore. Del vostro lavoro saremo eternamente grati".

Nel ringraziare anche i sindaci dei comuni vicini, oltre che i vertici della Prefettura, dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco di Agrigento, il sindaco ha chiesto, stante che è terminata la mappatura degli edifici danneggiati, "un immediato sostegno alle famiglie sfollate". "Bisogna garantire loro in tempi rapidi un tetto e una casa".

La comunità di Ravanusa dedicherà una via alle vittime della strage.

Ore 16.55. Viene letto il Vangelo secondo Luca, che racconta la morte e la resurrezione di Gesu. Subito dopo inizia l'omelia dell'arcivescovo di Alessandro Damiano. "Si è fatto buio nella vita delle vittime - dice il vescovo elencandoli tutti -, si è fatto buio nella vita di Selene e di Samuele, che avrebbe dato alla luce in questi giorni e che, anche se non ha fatto in tempo a nascere era a pieno titolo uno di noi. Si è fatto buio nella vita delle famiglie che fino all'utimo hanno sperato. Si è fatto buio nella comunità di Ravanusa che nell'esplosione ha perso i suoi figli e una porzione della propria città, ma ha perso anche la possibilità di sentirsi al sicuro, con un un sottosiolo che si è rivelato pericoloso. Si è fatto buio nella comunità di Campobello di Licata. Si è fatto buio nella nostra terra e nella nostra Chiesa di Agrigento, che nella carità cristiana si sono ritrovate come una grande famiglia unita dalla stessa angoscia. Si è fatto buio nell'intero paese che ha seguito le fasi di una tragedia che una maggiore responsabilità e un controllo più attento avrebbero forse potuto evitare. Come le donne davanti al sepolcro vuoto per la risurrezione di Cristo, ci chiediamo he senso abbia, e se l'abbia. Non ho una risposta a questa domanda, ma devo e voglio cercarla nella fede e nella parola di Cristo". Particolarmente delicato un passaggio dell'omelia dedicato a Samuele, definita "una creatura che nel buio del ventre materno ha visto la luce della resurrezione per vedere quella terrena". 

Ore 16.40. Silenzio surreale in piazza Primo Maggio. Schierati, in alta uniforme, ai piedi dell' ingresso della chiesa Madre, tutte le forze dell'ordine. Nelle prime file, indossando la fascia tricolore, ci sono tutti i sindaci dell'Agrigentino. Su uno dei balconi che si affaccia sulla piazza, uno striscione con la scritta: "Dio vi accolga fra le sue braccia - io sono la resurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà". Ad assistere alla cerimonia funebre, in divisa e indossando gli stessi caschi utilizzati nei giorni di soccorso e ricerche, decine e decine di vigili del fuoco. Al bordo della piazza anche un camion dei pompieri.

Ore 16.34. Le nove bare, con 10 corpi, sono arrivate in piazza Primo Maggio. Straziante il pianto dei parenti delle vittime. Un'atmosfera irreale regna nel cuore di Ravanusa, con centinaia di persone ammutolite da un dolore troppo grande per poter essere raccontato.

Ora 16.23. Le salme delle 9 vittime della strage di via Trilussa sono state caricate in spalla dagli addetti al trasporto e stanno per essere condotte in piazza Primo Maggio. Tra loro Selene Pagliarello e il piccolo Samuele. In loro memoria gli addetti si sono vestiti di bianco. Sulla bara, dei fiori chiari e un fiocco blu. Ogni cassa reca una foto di una delle vittime innocenti di questa vicenda terribile.

Selene e Samuele-2-3

Ore 16.11. E' appena arrivato in piazza Primo Maggio l'arcivescovo Alessandro Damiano che ha espresso le proprie condoglianze ai parenti delle vittime. I feretri delle nove vittime della strage di Ravanusa sono appena arrivati in corso della Repubblica da dove, a braccia, saranno trasportati nella vicina piazza Primo Maggio per i funerali. Sulla strada sono state tracciate le linee degli stalli da 1 a 9 dove i carri funebri, arrivati in corteo, si sono fermati. Silenzio surreale misto ad applausi al passaggio delle vittime dell’esplosione di via Trilussa.

Ore 16:10 In arrivo a Ravanusa il capo dipartimento dei vigili del fuoco prefetto Laura Leo giunta in elicottero dalla sede centrale di Roma Capannelle.

Ore 16.05. Non sono ancora arrivate le salme delle 9 vittime del crollo in piazza Primo Maggio. I carri mortuari sono partiti dagli ospedali cittadini che hanno ospitato i corpi in questi giorni. Nell'area all'esterno dove si terrà il funerale si respira un'atmosfera irreale: regna solo il silenzio. 

Carri mortuari Ravanusa-2

Ore 15.55. Corso della Repubblica è listato a lutto con piu corone di fiori. Spicca il gigantesco cuore con la foto dei coniugi Selene Pagliarello e Giuseppe Carmina e uno piu piccolo con la scritta Samuele con accanto un piccolo peluche. I feretri arriveranno fra poco e saranno portati a braccia in piazza dove l'arcivescovo di Agrigento officerà i funerali solenni. In piazza Primo Maggio sono arrivati il presidente della Regione, Nello Musumeci, il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini e il capo nazionale della Protezione civile Fabrizio Curcio. Nessuna dichiarazione ai cronisti prima dei funerali. Ad accoglierli in piazza c’era il prefetto Maria Rita Cocciufa

(aggiornato alle 18.02)

La strage di Ravanusa, i funerali delle vittime della tragedia

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