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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

La frana del viale della Vittoria, il Comune citato in giudizio

Il giudice, su richiesta degli sfollati, dispone la "chiamata in garanzia": rigettate le altre richieste

Il Comune di Agrigento “chiamato in garanzia” nel processo che ipotizza delle responsabilità nel crollo del costone del viale della Vittoria che provocò, il 5 marzo del 2014, l’evacuazione di una settantina di abitazioni ed esercizi pubblici. Il provvedimento con cui si dispone la citazione dell’ente, che nella sostanza potrebbe essere chiamato a risarcire gli sfollati per i danni arrecati in caso di condanna degli imputati, è stato emesso dal giudice Alfonso Malato nel corso dell’udienza preliminare.

Il gup, ieri mattina, ha sciolto la riserva su una serie di richieste che erano state formulate all’udienza precedente dagli avvocati Alfonso Neri e Salvatore Pennica, che rappresentano alcuni sfollati, costituiti parte civile, (Pennica è costituito anche personalmente perché proprietario di un immobile nello stabile evacuato) e avevano suggerito al giudice una serie di accertamenti. I difensori di parte civile, in particolare, avevano chiesto di “accertare se c’è stato un nesso fra la frana e le infiltrazioni d’acqua provocate dalle perdite idriche di Girgenti Acque e dalla rottura delle vasche di accumulo dell’Asp”. E poi ancora: “Verificare, visto che il dirigente dell’Utc imputato sostiene di non avere avuto queste mansioni, se sussistono altre responsabilità fra gli uffici di Protezione civile e pubblica incolumità del Comune”.

Inoltre era stato chiesto di chiamare in garanzia al processo la società Crea, proprietaria dei due principali palazzi evacuati, e il Comune di Agrigento. Il giudice ha respinto tutte le richieste ad eccezione della chiamata in garanzia del Comune. A tutte le richieste si era opposto il pubblico ministero Andrea Maggioni che in precedenza ha chiesto il rinvio a giudizio, per l’accusa di disastro colposo, nei confronti dell’ex sindaco Marco Zambuto, del dirigente dell’Utc Giuseppe Principato e dei presunti proprietari dei terreni prospicienti al costone che ne avrebbero provocato il crollo non provvedendo a controllare il flusso di acque. Si tratta di Maria Isabella Sollano, 75 anni, e dei figli Valentina e Oreste Carmina, 49 e 46 anni. 

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