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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Favara

Violenza privata e pornografia minorile, processo a impiegato riparte ad Agrigento

L'inizio del dibattimento a carico del 64enne Pasquale Di Stefano è stato fissato per il 18 ottobre davanti ai giudici della prima sezione penale

Il 18 ottobre davanti ai giudici della prima sezione penale di Agrigento. Un decreto del presidente del collegio Alfonso Malato fissa la ripartenza del processo, per i reati di violenza privata e pornografia minorile, a carico di Pasquale Di Stefano, 64 anni, ex impiegato delle Poste di Favara, arrestato in passato nell'ambito di una articolata vicenda di soldi sottratti al suo ufficio e ricatti sessuali di cui sarebbe stato vittima.

Il processo si era aperto nelle scorse settimane davanti ai giudici palermitani con la costituzione di parte civile della ragazzina che sarà rappresentata in giudizio dall’avvocato Salvatore Cusumano.

Lo stesso tribunale, accogliendo l’eccezione sollevata dall’avvocato Francesco Cioppa, difensore dell'imputato, si è dichiarato incompetente per territorio trasmettendo gli atti al tribunale di Agrigento dove si celebrerà il processo dato che, in ipotesi, il reato sarebbe stato commesso a Favara.

Di Stefano è stato arrestato un anno fa in un appartamento di Volklingen, paesino della Germania al confine con la Francia. Su di lui pendeva un mandato di cattura emesso dal gip di Agrigento, Alessandra Vella, su richiesta del pm Chiara Bisso, per avere sottratto 573 mila euro dalle casse dell’ufficio postale di Favara.

Di Stefano, in particolare, avrebbe fatto sparire un'ingente somma di denaro dai conti dell'ufficio per pagare i ricatti di una coppia che aveva scoperto le molestie ai danni della figlia minore di 14 anni e gli avrebbe estorto i soldi in cambio del silenzio.

In questo processo, che presenta alcuni elementi di collegamento con la precedente vicenda, è accusato di violenza privata e pornografia minorile. "Ti rovino la vita, ti faccio scomparire, distruggo la tua famiglia". Per queste minacce il 64enne è finito ancora a processo. 

Di Stefano, dal giugno del 2014 al dicembre del 2017, avrebbe minacciato una ragazzina minorenne, che agli inizi della vicenda aveva 13 anni, per costringerla a fotografarsi nelle parti intime e inviargli gli scatti. Il materiale sarebbe stato poi custodito nella memoria del suo cellulare.

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