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Martedì, 3 Ottobre 2023
Il verdetto / Favara

"Spacciavano cocaina durante il lockdown": 4 condanne ridotte in appello

Gli imputati avrebbero allestito una vera e propria centrale operativa all'interno di un circolo ricreativo di Favara

Quattro condanne ridotte per gli imputati, coinvolti nell'operazione dei carabinieri che, all'alba del 15 marzo dell'anno scorso, ha sgominato un presunto giro di spaccio di cocaina che sarebbe stato allestito a Favara attorno a un circolo ricreativo usato come copertura per smerciare lo stupefacente anche durante il lockdown.

Si tratta di: Calogero Salvaggio, 54 anni (4 anni e 6 mesi è la pena inflitta); di Salvatore Papia, 50 anni (6 anni), del fratello Giuseppe, 63 anni (7 anni e 4 mesi) e di Rosario Saieva di 60 anni (6 anni). Le condanne sono ridotte di un terzo per effetto del rito abbreviato.

I giudici della prima sezione della Corte di appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras, hanno diminuito le pene per tutti gli imputati. La riduzione principale è stata decisa nei confronti di Salvaggio (difeso dall'avvocato Giuseppe Barba) al quale sono state messe in continuazione due sentenze con la conseguenza che la condanna da 9 anni è scesa a 4 anni e 6 mesi e sono stati revocati gli arresti domiciliari. 

Accolte in parte anche le tesi degli altri difensori (gli avvocati Salvatore Virgone, Vincenza Gaziano e Daniela Cipolla) tanto che le condanne sono state ridotte per tutti seppure in misura minore. Giuseppe Papia, in primo grado, era stato condannato a 8 anni; il fratello Salvatore a 7 anni e Sajeva a 8 anni.

L'inchiesta, portata avanti dall'ottobre 2019 al luglio del 2020, periodo del lockdown anti-Covid compreso, ha permesso inoltre anche di accertare che uno degli imputati spacciava anche all'interno della propria abitazione dove si trovava agli arresti domiciliari.

Determinanti sono stati i video realizzati grazie alle telecamere piazzate all’esterno del circolo ricreativo, le intercettazioni e i servizi di osservazione. Dai filmati è emerso che il club aveva orari di apertura e chiusura inusuali, che all’interno del locale mancava una vera e propria attività di somministrazione di cibo e bevande e che vi si avvicendavano persone note per essere dedite allo spaccio, assuntori abituali e tossicodipendenti.

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