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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il delitto di Ferragosto / Favara

Omicidio Lupo, no dalla Corte al giudizio abbreviato per l'ex suocero

I giudici rigettano la richiesta del 66enne Giuseppe Barba di essere processato col rito alternativo che prevede uno sconto di pena: dall'aprile del 2019 non è più consentito per i reati puniti con l'ergastolo

Niente giudizio abbreviato per Giuseppe Barba, 67 anni, l’ex suocero dell'ex presidente del consiglio comunale di Favara, Salvatore Lupo, 45 anni, ucciso nel tardo pomeriggio di Ferragosto dell'anno scorso all'interno di un bar del paese a colpi di pistola.

Il difensore, l'avvocato Salvatore Pennica, all'avvio del processo ha chiesto alla Corte di assise, presieduta dal giudice Giuseppe Miceli, che l'imputato potesse accedere al rito alternativo che prevede la riduzione di un terzo della pena. Richiesta che è stata rigettata perchè, dall'aprile del 2019, non è più previsto per i reati punibili con la pena dell'ergastolo.

Secondo quanto ipotizza il pm Paola Vetro, l'anziano avrebbe ucciso l'ex genero per motivi economici e per i dissidi scaturiti dopo la separazione con la moglie. Barba sarebbe stato tradito dalle immagini di un video, estratto dalle telecamere di un impianto di videosorveglianza, che immortala la sua Fiat Panda mentre effettua un tragitto nella direzione della via IV novembre, dove, in un bar, è stato commesso l’omicidio dell'imprenditore che gestiva una serie di comunità per disabili e operava nel settore dell'edilizia.

Proprio su quell'auto, grazie all'esame dello Stub, sono state trovate - sul volante in particolare - tracce di polvere da sparo che avrebbero confermato i sospetti dei carabinieri tanto da fare scattare, il 9 settembre, il fermo della Procura. 

La procura contesta le aggravanti dei futili motivi e della premeditazione. Contestato anche il porto in luogo pubblico di un'arma da sparo e la detenzione illegale della stessa all'interno della propria abitazione. 

La Corte, dopo essersi pronunciata su alcune questioni preliminari, ha dato la parola al pm Paola Vetro, al difensore di parte civile Daniela Posante (legale del figlio della vittima, unico a costituirsi parte civile) e del difensore dell'imputato Salvatore Pennica per la richiesta di ammissione di mezzi di prova fra testimoni, intercettazioni e consulenze scientifiche. La Corte ha imposto una riduzione della lista testi e rinviato il processo al 29 settembre per sentire due carabinieri che hanno indagato sul caso.

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