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Cronaca Favara

Il duplice tentato omicidio, il pentito Quaranta: "Il bersaglio era Maurizio Distefano"

Il gip: "I killer credevano fosse insieme a Nicotra. Circostanza che effettivamente veniva riscontrata dalla analisi delle tracce di sangue rinvenute sui luoghi"

"Anche questo doveva essere un omicidio di ritorsione contro i Distefano, anzi loro credevano che Maurizio fosse insieme a Nicotra". A fare chiarezza, con le dichiarazioni del primo febbraio del 2018 e del 6 aprile dello stesso anno, sul duplice tentato omicidio di via Torino a Favara è stato il collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta secondo il quale "il reale bersaglio dell'agguato era - ricostruisce il giudice per le indagini preliminari, Gugliemo Nicastro, - Maurizio Distefano che i killer credevano fosse insieme a Nicotra. Circostanza che effettivamente veniva riscontrata - prosegue il gip - dalla analisi delle tracce di sangue rinvenute sui luoghi".

Il primo febbraio del 2018, Quaranta dichiara: “…omissis… in merito al tentato omicidio di Nicotra so che sono stati Michelangelo Bellavia (che non è stato destinatario di nessuna ordinanza di custodia cautelare), Antonio Bellavia, Carmelo Vardaro, Emanuele Ferraro (che non è stato destinatario di nessuna ordinanza di custodia cautelare), e Calogero Bellavia. Anche questo doveva essere un omicidio di ritorsione - spiega ai magistrati della Dda di Palermo il primo collaboratore di giustizia di Favara - contro i Distefano, anzi loro credevano che Maurizio fosse insieme a Nicotra .... omissis… tutti questi omicidi erano una vendetta per l’uccisione di 'Carnazza' ed anzi avevano intenzione di continuare". 

Il duplice tentato omicidio Nicotra-Distefano, determinati le intercettazioni e il video che immortala i sicari

"Tutto quello che dico me lo ha raccontato durante l’incontro Emanuele Ferraro e i Russotto sentivano tutto - ha proseguito, il primo febbraio del 2018, Quaranta - . Loro erano sicuri che Nicotra era morto ma poi hanno appreso che era ancora vivo. …omissis…loro il giorno del tentato omicidio di Nicotra pensavano che ci fosse presente il Distefano in quanto avevano visto un soggetto con il casco e la motocicletta…omissis…”.

"Con riferimento al quinto partecipante, lo stesso veniva indicato la prima volta in Michelangelo Bellavia e poi con un altro cognome - ricostruisce il gip - . Il collaboratore riferiva di avere appreso dell’agguatoo da uno dei protagonisti ed al contempo alla presenza di un altro dei componenti del gruppo di fuoco. Inutile sottolineare che quanto appreso dal Quaranta, in quella occasione, assume una attendibilità elevatissima, in ragione del fatto che di tali argomenti - prosegue il giudice per le indagini preliminari - si parlava in un contesto di feroce contrapposizione tra diversi gruppi criminali e che i riferimenti a fatti e vicende foriere di possibili gravi conseguenze non può che essere assolutamente autentico e credibile. Tanto ciò è vero che i successivi eventi che di lì a poco si sarebbero verificati, vale a dire la uccisione di Ferrato Emanuele, forniscono oggi una eccezionale e straordinaria conferma del contesto in cui sono maturati gli omicidi e della assoluta autenticità del racconto fatto al collaboratore che - ricorda il gip - era ritenuto dai suoi interlocutori il capo della famiglia mafiosa di Favara. 

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