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Cronaca Favara

Blitz "Fortino", i retroscena: utilizzavano il jammer e i bimbi per allontanare i sospetti

Il tenente Casamassima: "La difficoltà maggiore dell'inchiesta sono state le 'vedette' che controllavano, per conto dei pusher, gli accessi. Difficile anche individuare gli assuntori perché avevano creato un sistema che permetteva l'acquisto e l'immediato consumo della droga nella stessa area"

"Questa operazione fa seguito ad un'altra operazione simile che è stata realizzata nel centro storico di Agrigento, il blitz 'Piazza pulita'. Non sono singole operazioni, ma è una strategia di contrasto al fenomeno della droga che muove i suoi passi tenendo, come filo conduttore, il recupero di quartieri disagiati dei paesi. I carabinieri ritengono strategico, oltre alla quotidiana attività di contrasto del fenomeno dello spaccio, dare luogo a investigazioni mirate nei confronti di quelle porzioni di territorio che, o per la loro vicinanza alle scuole o per la vicinanza alle principali piazze frequentate da giovani, rappresentano per noi un'area che necessita di un nostro intervento, per dare un segnale forte, per stroncare determinati traffici e per poi consentire alle autorità competenti di rimettere in sicurezza eventuali stabili fatiscenti e l'avvio di iniziative di recupero di questi quartieri". Lo ha detto, durante la conferenza stampa svoltasi alla caserma "Biagio Pistone", il comandante provinciale dei carabinieri: il colonnello Giovanni Pellegrino. 

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In pochi mesi (l'inchiesta è iniziata lo scorso marzo), i carabinieri hanno realizzato attività tecniche, osservazioni e pedinamenti, ma si sono occupati anche dell'installazione di telecamere e di videoriprese e dei riscontri poi, con sequestro di "roba", dopo aver appurato lo scambio di piccoli involucri. L'inchiesta ha permesso di documentare l'attività di spaccio, ma "durante la notte, ci sono stati dei sequestri di droga che hanno accertato anche la detenzione di sostanze stupefacenti" - ha spiegato il colonnello Pellegrino - . 

Blitz antidroga "Fortino", ecco chi sono i sei fermati

"I capi di imputazione contestati ai sei indagati fermati sono plurime cessioni di sostanze stupefacenti, eroina ed hashish - ha spiegato il Pm, titolare del fascicolo d'inchiesta, Paola Vetro - . Le indagini hanno permesso di individuare due grandi aree di spaccio nel territorio di Favara. Ricostruite le modalità di spaccio, sempre più articolate e che ha consentito agli indagati di realizzare cessioni giornaliere. L'attività di spaccio è stata facilitata dai luoghi: vicoli molto angusti e case abbandonate dove gli assuntori consumavano la sostanza stupefacente subito dopo l'acquisto. Gli indagati si sono serviti anche della presenza di minori probabilmente per allontanare i sospetti ed evitare i controlli, una circostanza aggravante questa". "L'ipotesi investigativa è quella di due grandi aree, anche autonome fra loro. Non c'è, quanto meno non è emersa, un'organizzazione - ha chiarito il sostituto procuratore Paola Vetro - . Gli uni erano a conoscenza degli altri, ma non ci sono elementi per poter ipotizzare un'organizzazione".  

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"Alle 5 abbiamo dato il via a questa operazione, coinvolti tutti i militari della tenenza di Favara e molti del comando provinciale di Agrigento. Abbiamo avuto il supporto dell'elicottero proveniente da Catania, abbiamo fatto delle perquisizioni anche attraverso l'utilizzo delle unità cinofile che hanno permesso il rinvenimento dello stupefacente - ha spiegato il tenente Giovanni Casamassima, a capo della tenenza di Favara - . La difficoltà maggiore dell'inchiesta sono state le 'vedette' che controllavano gli accessi da parte dei pusher. Difficile anche individuare gli assuntori perché avevano creato un sistema che permetteva l'acquisto e l'immediato consumo della droga all'interno di queste vie, creando ulteriore degrado. E' un quartiere, alle spalle di via Cavour e del castello Chiaramontano, abitato soprattutto da anziani. Questa area era un punto d'attrazione per i giovani che frequentano piazza Cavour e anche gli istituti scolastici. Preoccupante il ritorno dell'eroina - ha aggiunto il tenente Casamassima - e preoccupante l'utilizzo dei minori che non erano consapevoli. Gli indagati erano dunque molto attenti a tutto quello che accadeva nella zona e avevano iniziato ad utilizzare il jammer per disturbare la nostra attività di captazione e intercettazione". 

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