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Cronaca Favara

Appalto milionario truccato al Comune, non si trovano alcuni atti: slitta sentenza

La Corte di appello aveva ordinato l'acquisizione di una serie di documenti, atteso verdetto per sei imputati

I documenti di cui la Corte di appello ha ordinato l’acquisizione non si trovano: slitta ancora la sentenza del processo di appello, a carico di sei imputati, scaturito dall’operazione “Kainè trapeza” su un presunto appalto milionario truccato al Comune di Favara.

La Corte di appello presieduta da Giancarlo Garofalo, prima di emettere il verdetto di secondo grado, vuole fare maggiore chiarezza sull’operazione che, il 10 agosto del 2012, ha portato all’acquisizione di documenti e su una relazione di servizio che ha scandagliato un segmento dell’indagine. A distanza di quasi un anno dall’ordinanza dei giudici, non sono stati ancora trovati i documenti e il processo resta fermo al palo.

Si torna in aula il 5 dicembre. L’inchiesta, il 7 febbraio del 2013, ha fatto scattare tre arresti. Gli imputati dello stralcio abbreviato  sono i favaresi Michelangelo Palumbo, 50 anni, ritenuto un collaboratore dell’impresa Gng; Antonella Nobile, 41 anni, con lo stesso ruolo del primo; Gaetano Lo Porto, 53 anni, considerato il titolare di fatto dell’impresa “Gl costruzioni”; Assunta Caruana, 53 anni, amministratrice unica della stessa società; Antonio Iacolino, 61 anni, e il figlio Calogero, 30 anni, responsabili di un’impresa che commercializza materiale elettrico. 

Al centro dell'inchiesta c'è la presunta turbativa della gara, bandita nel 2008 dal Comune di Favara, per lavori di consolidamento e riqualificazione degli orti urbani. La tesi della Procura è che in realtà i lavori sarebbero stati eseguiti anche dalla Gng che era tra quelle escluse. Il gup Francesco Provenzano, il 17 luglio del 2014, ha inflitto un anno e sei mesi a Palumbo, sei mesi a Nobile, un anno e sei mesi ciascuno ai due Iacolino, 6 mesi di reclusione e 90 mila euro di ammenda ciascuno a Lo Porto e Caruana.

I difensori (gli avvocati Leonardo Marino, Giovanni Castronovo, Tanja Castronovo, Salvatore Virgone e Salvatore Tirinnocchi) hanno impugnato il verdetto. 

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