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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"La banda che lucrava sui falsi invalidi", confiscati beni per 2 milioni di euro

La Corte di appello ha confermato il provvedimento che prevede l'acquisizione dei beni da parte dello Stato per uno dei personaggi di punta della presunta "fabbrica di 104"

"Le entrate lecite e ufficiali non sarebbero bastate neppure per far fronte alle ordinarie spese familiari". Daniele Rampello, 52 anni, di Raffadali, pensionato da oltre un decennio, ritenuto uno dei personaggi chiave dell’inchiesta che avrebbe sgominato la “fabbrica” di falsi invalidi messa in piedi per truffare lo Stato, sarebbe, invece, riuscito ad acquisire un patrimonio di oltre 2 milioni di euro, intestandolo anche a moglie, fratello e cognata.

La Corte di appello - sezione misure di prevenzione - ha confermato il decreto di confisca dei beni del cinquantenne, ritenuto uno degli uomini di punta dell'organizzazione sgominata il 22 settembre del 2014, che avrebbe truffato lo Stato. Il raffadalese, che in passato ha gestito un patronato e ha rimediato una condanna per usura, secondo quanto ipotizza l'accusa, avrebbe fatto da intermediario e procacciatore di affari per la presunta organizzazione che, attraverso il pagamento di tangenti a medici compiacenti, avrebbe ottenuto il riconoscimento di false invalidità.

Il gruppo, in particolare, avrebbe garantito agli aspiranti falsi malati i finti certificati medici che servivano. Faccendieri e medici, sostiene l’accusa, organizzavano tutto nei dettagli: per non destare sospetti si usava anche una ambulanza per le visite e si arrivava in barella per rendere la sceneggiata più convincente. L’inchiesta ha già portato a decine di condanne. Rampello è stato rinviato a giudizio insieme ad altre 47 persone e il processò è ancora in corso.

Il patrimonio di cui è stata decisa, anche in appello, la confisca è composto da immobili, vetture, rapporti finanziari e impianti di produzione di energia rinnovabile di proprietà o ritenuti nella disponibilità di Rampello. Fra i beni sequestrati anche una villa di Raffadali, dotata di una piscina coperta, con muri di sostegno ricoperti di pietra e mosaici; una villa a Giallonardo con vista sul mare e un appartamento a Sa’ Marinedda ad Olbia, in Sardegna. Sigilli anche a sei conti correnti, quattro polizze assicurative e due fondi di investimento. 

La difesa - gli avvocati Raffaele Bonsignore, Aldo Virone e Daniele Re - aveva impugnato il provvedimento di primo grado che, invece, è stato confermato interamente. Decisa anche la sorveglianza speciale per due anni. 

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