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Sabato, 20 Aprile 2024
La cattura

Portato da Agrigento a Trapani e scappato dal tribunale: acciuffato mentre si vedeva con la compagna

E’ finita durante la notte la fuga del detenuto Francesco Adragna che venerdì mattina era riuscito a eludere la sorveglianza uscendo dalla camera di sicurezza

Si è conclusa alle 2,50 della notte la fuga di Francesco Adragna, il detenuto 35enne portato da Agrigento a Trapani per presenziare ad un processo in cui è imputato, che venerdì scorso era fuggito dal tribunale facendo perdere le proprie tracce. Un’evasione in piena regola: era riuscito ad eludere la sorveglianza uscendo dalla camera di sicurezza e a dileguarsi in pochi minuti. Indossava una tuta di colore rosso e aveva un braccio ingessato. 

In tuta e con un braccio ingessato scappa dalla camera di sicurezza del tribunale: caccia a un detenuto in fuga

Il fuggitivo è stato rintracciato dalla polizia penitenziaria e dai carabinieri nelle campagne tra Xitta e Paceco mentre s’incontrava con la compagna. Le videocamere di sorveglianza lo avevano ripreso mentre scappava dopo avere scavalcato il cancello del palazzo di giustizia. Le immagini hanno poi documentato che Adragna era riuscito a raggiungere Corso Italia prima di far perdere le proprie tracce. Da quel momento cominciò un'incessante caccia all'uomo.

“Eravamo certi che sarebbe stato preso - ha detto Gennarino De Fazio, segretario generale de sindacato UILPA polizia penitenziaria - ma mai come in questo caso non è tutto bene ciò che finisce bene. Facciamo i complimenti alle donne e agli uomini della polizia penitenziaria, a cominciare da quelli del Nucleo investigativo centrale e dalla sua articolazione siciliana, ma anche a tutti gli altri impegnati nelle ricerche e in generale alle forze dell’ordine che hanno assicurato la cattura dell’evaso. Ma i problemi restano. E non si faccia alcuna caccia alle streghe. Ci sono enormi disfunzioni nel sistema, con carenze di ogni genere e disposizioni inattuabili che se si provasse ad applicare paralizzerebbero ogni attività. Va ridotto il vuoto organico che solo per lapPolizia penitenziaria ammonta a 18 mila unità. Necessitano equipaggiamenti aggiornati ai tempi e adeguati agli attuali livelli criminali, servono moderni protocolli operativi e non si può continuare a rinunciare alla formazione e all’aggiornamento professionale. Lo sappiano il Governo Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Russo. Il resto è palliativo”.

"E’ un’ottima notizia e i nostri complimenti vanno all’articolazione siciliana del Nucleo investigativo centrale del Corpo di polizia penitenziaria che, in collaborazione con le altre forze di polizia, si erano immediatamente posti sulle tracce del fuggiasco”: questo il commento di Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria. “Ma la grave vicenda - prosegue - porta alla luce le priorità della sicurezza, spesso trascurate, con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della polizia penitenziaria”. 
Donato Capece denuncia una situazione in cui gli "agenti sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi”. E denuncia, infine, il quotidiano e sistematico ricorso alle visite mediche in ospedali e centri medici fuori dal carcere, con contestuale massiccio impiego di personale di scorta appartenente alla polizia penitenziaria, per la diffusa presenza di patologie tra i detenuti o per le udienze nelle varie aule di giustizia: “Questo dovrebbe fare capire ancora di più come e quanto è particolarmente stressante il lavoro in carcere per le donne e gli uomini della polizia penitenziaria e dei nuclei traduzioni e piantonamenti che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici”.
 

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