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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Estorsione a clienti disabili", avvocatessa ricorre in Cassazione contro decisione del gup

Il giudice aveva disposto la restituzione degli atti alla Procura perché "il fatto contestato è diverso da quello accertato"

Nel corpo dell’ordinanza viene accertata “l’insussistenza dei reati contestati”, di conseguenza il provvedimento con cui si dispone la trasmissione degli atti alla Procura per formulare un nuovo capo di imputazione “è abnorme e va annullato”. L’avvocato Francesca Picone e la sorella Concetta, consulente di un patronato, accusate di estorsione e tentata estorsione ai danni di alcuni clienti dello studio legale, si rivolgo alla Cassazione e chiedono di annullare il provvedimento con cui, lo scorso 9 giugno, il gup Stefano Zammuto non ha emesso la sentenza del processo in cui erano imputate ma ha disposto la restituzione degli atti al pm ritenendo che “il fatto è diverso da come è descritto nel capo di imputazione”. 

L’atto di appello è stato notificato anche ai difensori di parte civile (gli avvocati Salvatore Pennica, Giuseppe Arnone, Arnaldo Faro e Gisella Spataro) che rappresentano in giudizio le presunte vittime dei ricatti. Secondo l’accusa l’avvocato Picone, che in una circostanza avrebbe avuto il supporto della sorella Concetta, che lavora in un patronato come consulente fiscale, avrebbe costretto alcuni clienti che assisteva in una causa previdenziale per ottenere l’indennità di accompagnamento per figli o familiari disabili, a pagare una parcella ulteriore a quella stabilita dal tribunale.

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