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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Rapporto tra mafia e religione, Patronaggio: "Famiglie di narcotrafficanti finanziavano la festa del Patrono"

Il procuratore è intervenuto durante il convegno "L'influenza della religione nella lotta alla criminalità organizzata" nel trentennale della fondazione della Dia

"La mafia utilizza la religione per creare una maggiore affiliazione, soprattutto in terre dove hanno capacita' strutturale. La mafia deve essere colpita nel patrimonio identitario e nei falsi valori che trasmettere".

Lo ha detto questa mattina il vice direttore amministrativo della Dia, generale di brigata dei carabinieri Antonio Basilicata durante la cerimonia dell'inaugurazione del convegno "L'influenza della religione nella lotta alla mafia" ospitato dal museo "Griffo".

"Chi di noi non conosce gli inchini del santo al mafioso, non il mafioso al santo. E' necessario, visto che la mafia utilizza la religione, che la religione si dissoci dalla mafia - ha aggiunto ricordando anche don Pino Puglisi che aveva cercato di strappare i giovani di Brancaccio alla criminalità - . L'azione della Chiesa è fondamentale per prevenire". 

“L’atteggiamento della Chiesa di fronte al fenomeno mafioso è stato molto complesso e non sempre lineare - ha detto invece il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio. "A Siculiana, per molti anni - ha continuato -, due famiglie di narcotrafficanti hanno finanziato la festa del Crocifisso. Bene ha fatto il questore che qui, ad Agrigento, ha piu volte vietato i funerali dei mafiosi". "Netti i vescovi siciliani a condannare una fede folcloristica e a recuperare pietas popolare. Questa è una terra di forti connivenze, la mafia, qui, è quella del silenzio, delle raccomandazioni e delle scorciatoie". Patronaggio ha ricordato la figura di Andreotti che, da uomo delle istituzioni, ostentava la sua vicinanza alla chiesa, andando ogni giorno a messa, ma andò al funerale di Salvo Lima e non a quello del generale Dalla Chiesa. 

Il nuovo corso della mafia, il capo della Dia Vallone: "Nei cassetti hanno sempre pronti i kalashnikov e l'esplosivo”

"La Dia - aveva detto invece il prefetto Maria Rita Cocciufa durante la cerimonia - ha dato un contributo a livello investigativo, un contributo di capacità nel leggere e interpretare i fenomeni. Il contributo della Dia sarà determinante anche, in base alle nuove disposizioni normative, per controllare le aziende che partecipano agli appalti. Questa è anche la provincia del giudice Livatino ed e' stato grande l'aiuto che la Chiesa ha dato e continua a dare anche alla Prefettura".

“Sono 30 anni di impegno degli uomini e delle donne della Dia al fianco dei magistrati e dei tribunali per contrastare tutte le associazioni mafiose - ha detto il direttore della Dia, dirigente generale di pubblica sicurezza Maurizio Vallone - Oggi - aggiunge Vallone - bisogna rappresentare alle persone, soprattutto ai più giovani, e alle istituzioni che il pericolo delle mafie non è un pericolo passato. Sono cambiati i tempi rispetto al periodo di Falcone e Borsellino, la mafia non usa più il kalashnikov e l’esplosivo ma lo tengono nel cassetto, pronti a usarlo qualora dovesse essere necessario. La mafia - prosegue ancora il direttore della Dia - prova ad inserirsi nella nostra società con gli strumenti dell’economia legale. Il nostro impegno deve essere quello di contrastare le associazioni mafiose attraverso il controllo degli appalti affinché neanche un euro dei soldi dell’Unione Europea che stanno arrivando in Italia possa finire nelle mani della mafia". 

“La mafia non solo strumentalizza la religione ma si presenta come una religione”. Lo ha detto l’arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, intervenendo al convegno.

"L’influenza della religione nella lotta alla mafia” organizzato nell’ambito delle celebrazioni per il trentennale della fondazione della Dia. “La mafia - aggiunge Damiano - ha adepti, seguici e affiliati con una strategia ben precisa. Non mi riferisco solo alle mafie italiane ma anche alle mafie africane. È un fatto pericoloso che a mio avviso deve essere ancora esplorato". 

Al termine della manifestazione il pittore Francesco Toraldo ha donato un'opera al direttore nazionale della Dia, Maurizio Vallone (insieme nella foto), che ha ringraziato per l'omaggio.

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Toraldo, calabrese, da tanti anni opera in Sicilia e vanta collaborazioni prestigiose con gallerie d'arte che hanno attirato l'attenzione della critica nazionale.

L'influenza della religione nella lotta alla mafia: il convegno

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