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Venerdì, 19 Aprile 2024
Ambiente e veleni

Depurazione, il "J'accuse" della commissione parlamentare: "Inadempienze, omissioni e sciatteria gestionale"

Analizzato il sistema siciliano di smaltimento dei reflui, con un'ampia porzione dedicata alla provincia di Agrigento e ai suoi 12 impianti che erano sotto sequestro

"Una situazione di assoluta inefficienza sfociata in una generalizzata violazione della normativa penale" e un contesto "caratterizzato da inadempienze, omissioni, sciatteria gestionale" di cui la situazione agrigentina è forse uno dei migliori esempi. 

E' dedicata alla nostra provincia un'ampia parte della relazione finale sulla situazione della depurazione in Sicilia condotta dalla commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti che, tra gli ultimi atti formalizzati prima dello scioglimento delle Camere, ha dato alle stampa un documento lungo e articolato, che fotografa impietosamente la gestione del sistema anche sul nostro territorio. 

Un'immagine che è comunque datata di qualche anno, nonostante la relazione sia stata pubblicata solo poche settimane fa, che faceva intravedere quanto sarebbe poi accaduto con l'inchiesta "Waterloo".

Nel parlare del sistema della gestione dei reflui, la commissione spiega che "il contesto è caratterizzato da inadempienze, omissioni, sciatteria gestionale" e che "a titolo d’esempio, basti pensare alla situazione dell’Ato 9 di Agrigento e del gestore del servizio idrico Girgenti Acque, rappresentata peraltro anche dalla commissione della precedente legislatura, come ennesima riprova del perdurare di una situazione di assoluta inefficienza sfociata in una generalizzata violazione della normativa penale".

La commissione anticipava appunto - avendo audito i vertici della Procura e delle forze dell'ordine - come vi fosse in essere "un’attività di indagine per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la fede pubblica e contro il patrimonio, nonché per reati contro la pubblica amministrazione, quale corruzione e peculato. I vertici di questa società sono indagati anche per falso in bilancio. Si è trattato quindi, di un prodotto di una lobby politico-amministrativa che ha creato ad hoc e ha operato con sistemi del tutto clientelari in particolare per quanto riguarda il settore della depurazione". Un fatto che, aggiungeva la commissione, "avviene nella pressoché totale inerzia di tutte le autorità amministrative preposte ai controlli e alle comminazioni delle sanzioni amministrative".

La Commissione dedica un focus in particolare all'attività dell'Arpa Sicilia, riportando numeri abbastanza eloquenti: "dal 2013 al 2019 - dicono - non è riuscita a garantire il controllo con la frequenza prevista dalle norme... né tantomeno è riuscita a garantire almeno un controllo nei grandi impianti di depurazione che, stando alla sopracitata normativa dovrebbero essere controllati almeno 6 volte l’anno".

Secondo la Commissione, la percentuale media dei controlli effettuati da Arpa si fermava, nell’arco temporale visionato , al 5 per cento dei controlli minimi previsti. Quando i controlli venivano effettuati, però, i risultati erano clamorosi.

"In esito ai controlli degli impianti ispezionati nella provincia di Agrigento - dice la Commissione - Arpa ha rilevato che su un totale di 49 impianti di depurazione con capacità depurativa maggiore uguale a 2000 abitanti equivalenti, sono stati controllati in totale solo 11 e di questi, ben 5 non sono risultati conformi". 

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