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Cronaca Joppolo Giancaxio

Legambiente lancia l'allarme: "Joppolo Giancaxio? Terra dei fuochi"

Claudia Casa:"Dell’episodio è stato ovviamente informato il magistrato che conduce le indagini su questo scabroso caso"

Occhi puntati su Joppolo Giancaxio. La “denuncia” arriva da Legambiente Sicilia.  La cittadina piomba nel terrore di una nuova “terra dei fuochi”. Legambiente parla chiaro: "Sno inquietanti i focolai di rifiuti rinvenuti negli ultimi giorni sui terreni di pertinenza dell’impianto di compostaggio già sottoposto a sequestro preventivo dalla Procura di Agrigento nello scorso mese di maggio".

La scoperta in questione è di qualche sera fa, esattamente del 4 settembre, quando i cittadini di alcune contrade, esasperati dal protrarsi per più giorni del fetore di plastiche bruciate proveniente dalla zona in cui insiste l’impianto della Giglione Servizi Ecologici, hanno chiesto e finalmente ottenuto di potersi recare sui luoghi insieme ai carabinieri. Lo spettacolo che si è presentato agli occhi dei presenti si può ben paragonare ad un girone dell’inferno dantesco: grossi cumuli di rifiuti di origine assai dubbia sparsi in ogni dove ai quali era stato appiccato il fuoco e che poi erano stati ricoperti di terra, quasi tumulati, per continuare a bruciare per ore ed ore senza dare eccessivamente nell’occhio. Allertati dai carabinieri sono giunti sul posto i vigili del fuoco che hanno dovuto lavorare diverse ore per riuscire a spegnere tutti i focolai. 

"Dell’episodio è stato ovviamente informato il magistrato che conduce le indagini su questo scabroso caso – afferma Claudia Casa – ma gli abitanti delle due contrade chiedono giustamente conto e ragione del perché quell’impianto, nonostante il sequestro preventivo disposto dalla Procura di Agrigento, in questi mesi abbia continuato ad operare né più né meno come prima, producendo quotidianamente miasmi insopportabili che sono stati tuttavia tollerati nella vana speranza che si trattasse di un passaggio inevitabile per consentire all’impresa di smaltire i rifiuti incamerati prima del sequestro. Tutto ci si poteva immaginare e non che, senza scrupolo alcuno, per raggiungere detto scopo si facesse ricorso al fuoco, con tutte le conseguenze che ciò comporta a livello di inquinamento ambientale e di pericolo per la salute pubblica. A questo punto – continua Claudia Casa – sarebbe oltremodo opportuno che la misura del sequestro venisse estesa al massimo livello possibile e che il custode di quanto sottoposto a sequestro non coincidesse affatto con il soggetto che sin dall’inizio di questa attività ha dato ampiamente prova di non essere per nulla affidabile sul piano della correttezza e del rispetto delle leggi. Condividiamo infine con il comitato spontaneo messo in piedi da questi cittadini la necessità che, proprio in ragione della reiterata manifesta inaffidabilità, oltre alle inchieste della Procura, si mettano in moto gli organi preposti al fine di revocare ogni concessione ed autorizzazione rilasciata alla Giglione Servizi Ecologici per svolgere attività d’impresa nel delicato settore dei rifiuti".

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