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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca San Giovanni Gemini

Abbandono e rabbia: la piazzetta vittime della mafia è stata "dimenticata"

Ciminnisi: "Evidentemente, il ricordo di chi ha versato il proprio sangue innocente per vile mano mafiosa, per una classe politica distratta, non meritava neppure un minimo di decoro"

Uno dei luoghi, che andrebbe certamente preservato, è in stato di abbandono. La piazzetta “Vittime della mafia” di San Giovanni Gemini versa in condizioni non ottimali.  La zona è facile preda del degrado, ad essere più che mai arrabbiato è Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale familiari vittime di mafia, ovvero il figlio di Michele, anche lui ucciso da una mano criminale. 

"Dovrebbe essere un luogo importante - dice  Giuseppe Ciminnisi coordinatore nazionale familiari vittime di mafia -  in particolare per le giovani generazioni, che abbiano sempre vivi i valori della memoria e del vivere civile, invece, la “Piazzetta Vittime della mafia” di San Giovanni Gemini, per le condizioni in cui versa, può solo ricordare a chi si trova a passare per quei luoghi uno stato di penoso e atavico abbandono, frutto dell’incuria delle amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni, ignorando il valore della memoria, perché ciò che è successo non debba più accadere. Era il 29 settembre del 1981, quando a San Giovanni Gemini vennero uccisi mio padre, Michele Ciminnisi, e Vincenzo Romano. Due vittime innocenti di una strage che aveva come obiettivo un boss mafioso. Domani ricorre l’anniversario di quella strage. 'Piazzetta Vittime della mafia', il luogo dove dovrebbe essere ricordata, è in totale stato di abbandono. La pavimentazione divelta, gradini sconnessi, crepe nei muri. Un luogo - dice Giuseppe Ciminnisi -  di commemorazione di vittime, non è mai allegro ma qui la trascuratezza   di un luogo abbandonato vergognosamente al degrado più totale, racconta del degrado morale di un paese che forse non vuol cambiare, che dimentica le tante vittime innocenti di quella metastasi della società che conosciamo con il nome di “mafia”. Una metastasi che si è sviluppata in tutto l’organismo, uccidendo sia gli uomini che quella cultura che avrebbe potuto, e dovuto, formare gli anticorpi in grado di sconfiggere il cancro mafioso. Evidentemente, il ricordo di chi ha versato il proprio sangue innocente per vile mano mafiosa, per una classe politica distratta, non meritava neppure un minimo di decoro e di pulizia. La Sicilia, purtroppo, continua a essere anche questa". 

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