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Il caso / Bivona

Il Csm vieta la partecipazione al Salone del libro di Torino al pm Marzia Sabella

La decisione impedisce al magistrato di tenere incontri con gli studenti legati al suo primo romanzo, "Lo sputo", sulla storia della prima donna testimone di mafia, Serafina Battaglia. Per il plenum la manifestazione, patrocinata da Comune e Regione, va considerata come un privato e l'autrice dovrebbe rinunciare al compenso di appena mille euro

Per il Csm è una questione di compenso: il procuratore aggiunto Marzia Sabella, originaria di Bivona, non potrà svolgere incontri con gli studenti al Salone internazionale del libro di Torino (che si terrà dal 18 al 22), nell'ambito dell'iniziativa "Adotta uno scrittore", perché formalmente non rinuncia al compenso di mille euro che le verrebbe versato - secondo il Plenum - da un privato. E' una decisione più unica che rara quella presa oggi, quando, dopo una nuova istruttoria sul caso, il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di approvare definitivamente la delibera con cui la Prima Commissione, ad aprile, aveva già proposto di non autorizzare l'incarico.

Marzia Sabella, oltre ad essere un magistrato di punta della Procura di Palermo (insieme ad altri pm, tra le altre cose, ha coordinato le indagini che nel 2006 portarono alla cattura del boss Bernardo Provenzano), è stata la prima donna a reggere proprio l'ufficio giudiziario palermitano nella fase di passaggio tra la guida di Francesco Lo Voi e quella di Maurizio De Lucia. E anche il pubblico ministero del processo a carico del ministro Matteo Salvini. Ma è anche una fine scrittrice, con uno stile ruvido e intenso: basta forse il titolo del suo primo romanzo, "Lo sputo"(Sellerio Editore), per rendere l'idea. Un testo che ripercorre - senza compromessi e non detti, senza ipocrisia - la storia di Serafina Battaglia, prima donna a testimoniare contro la mafia. Un testo che, per il modo diretto e caustico con cui è scritto, potrebbe arrivare facilmente agli studenti e fornire loro tantissimi spunti di riflessione.

Per il Csm, però, il Salone del libro di Torino - nonostante sia una delle più importanti manifestazioni letterarie nel nostro Paese e abbia il patrocinio di Comune e Regione - è considerato come un privato. E, quindi, "in base alla circolare vigente", Sabella non può percepire un compenso per partecipare.

"Non vi è alcuna preclusione per la dottoressa Sabella alla partecipazione a incontri con studenti aventi a oggetto il dialogo sulle proprie esperienze, anche letterarie, nell'ambito del programma 'Adotta uno scrittore' presso il Salone internazionale del libro, non essendo viceversa consentita, unicamente ed esclusivamente, la percezione di un eventuale compenso (erogato da un soggetto privato), che certamente non può dirsi funzionale al soddisfacimento di un qualsivoglia interesse pubblico", si legge nella delibera approvata oggi, in cui si rimarca che "per l'incarico in esame è prevista l'erogazione di un compenso pari a mille euro (oltre al rimborso delle spese)" e che "la dottoressa Sabella non ha comunicato di avere espressamente rinunciato alla percezione dello stesso".

Il consigliere Enrico Aimi, laico di Forza Italia, presidente della Commissione e relatore della pratica, ha ribadito che, anche alla luce della rivalutazione della questione, "l'incarico, in base alla circolare vigente, non è autorizzabile senza la rinuncia al compenso". 

Il pg della Cassazione, Luigi Salvato, quando Sabella aveva reiterato la sua richiesta di autorizzazione, aveva proposto un supplemento di istruttoria per verificare se sussistesse "un obiettivo interesse pubblico allo svolgimento dell'incarico", caso in cui anche gli incarichi conferiti da privati ​​sono autorizzabili. La risposta, però, è stata nuovamente ancorata alla questione del compenso e non all'interesse pubblico dell'intervento del magistrato. La decisione è teoricamente impugnabile davanti al Tar.

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