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Cronaca

"Caso Farm cultural Park", Cristian Moncada: "Non lasciamo i proprietari da soli"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AgrigentoNotizie

Buongiorno Sindaco, chi scrive è un cittadino non del suo comune, ma che ha visto in Favara la possibilità di crescita per tutto il territorio siciliano, del sud Italia e, perché no, del mondo intero. Abbiamo imparato, grazie all'esperienza vissuta negli ultimi sette anni, che tutto può succedere e che niente è impossibile. Ricordo quando sentii parlare di Farm Cultural Park. Ero a Torino e una prestigiosa fondazione dedita alla valorizzazione dei beni culturali e allo sviluppo delle imprese artistiche e culturali mi introduceva quello che da lì a breve avrebbe cambiato il volto di una cittadina. Quando mi esposero il progetto faticai parecchio a immaginarlo realizzato, e non perché non credevo che l’arte e la bellezza avrebbero salvato il mondo, ma semplicemente non credevo potesse succedere a Favara. Favara, cittadina rinomata per la mafia, la criminalità e la bruttezza. Nella cartina della Sicilia con i luoghi ad alta densità mafiosa che adornava la classe delle scuole medie era citata a fianco di Catania e Corleone. La mia esperienza diretta rintracciava un luogo pericoloso, con gente pericolosa, difficile e gretta. Mai avrei potuto credere che potesse essere un luogo riconosciuto per l’arte contemporanea, per la cultura e l'imprenditoria turistica. Eppure è successo! Due visionari depauperando il proprio patrimonio e investendo il loro tempo hanno rivoluzionato tutto, imponendo un nuovo modello di sviluppo e di crescita. Con amore e dedizione questo scrigno di idee, bellezza e cultura del bello ha apportato al territorio agrigentino un valore aggiunto di carattere internazionale, ha insegnato alle nuove generazioni un nuovo modello di vita, ha mostrato a noi tutti quello che è possibile realizzare quando le idee superano la fantasia. Non possiamo lasciarli soli. Non possiamo permettere che questa battaglia contro quello che siamo stati, per quello che vogliamo essere vinca contro tutto ciò per cui è giusto lottare: un futuro migliore. Ed è per questo che Le rivolgo questo appello. L'appello è rivolto a tutti e questo sì che è un atto dovuto: unitevi per il vostro futuro! Andrea, Florinda e tutte le persone che gravitano attorno alla Farm hanno un credito nei nostri confronti anche se non hanno mai chiesto di riscuoterlo. E anche Lei Sindaco, ha un debito nei confronti della comunità che, nonostante le prime remore, si è unita alla Farm in questo cammino iniziato sette anni fa e che ha visto Favara diventare una capitale mondiale dell'arte e della cultura, rivalutare economicamente e culturalmente il proprio territorio e la propria comunità. Oggi più che mai la politica deve essere strumento di crescita e sviluppo e non più strumento di controllo e freno per le attività sane e socialmente giuste. A volte la burocrazia sembri serva allo scopo avverso, ma a cosa serve la politica? Quale mandato Le è stato attribuito dalla Sua comunità nel processo di sviluppo che negli ultimi anni ha caratterizzato Favara? Atto dovuto sarà quello di predisporre un supporto a sostegno di queste attività e atto dovuto sarà quello di rimuovere gli ostacoli che ne frenano lo sviluppo. Oggi non possiamo permettere che ciò non avvenga. Ci sono tante difficoltà che affliggono le municipalità, ma permettere che un cittadino, un burocrate, un impiegato a servizio della collettività sia freno di un comune - che ha una grande risorsa come Farm - è come permettere a un singolo mafioso di frenare lo sviluppo di tutta una comunità.

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