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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Covid, boom di tamponi e crescita dei positivi: il sistema è già andato in crisi

Finiti i reagenti all'Asp per effettuare gli screening, il sistema di comunicazione dei medici di famiglia "perde colpi" e l'Azienda scarica sui comuni l'onere di raccogliere i rifiuti di chi è in quarantena

Crescono in modo esponenziale i contagi da Covid-19 (tra vaccinati e non vaccinati, va precisato) e il sistema va - come era facile prevedere - nel pallone.

Al netto infatti delle questioni connesse al ricovero di chi è sintomatico, a presentare le prime "crepe" è tutto quanto ci sta intorno, a partire da quanto concerne l'attività di monitoraggio dei positivi. Non parliamo ovviamente dei tamponi sia molecolari che "rapidi" che è possibile fare nelle farmacie cittadine (con lunghe code, quando i test non sono terminati da giorni) ma di quelli effettuati dall'Usca quando i casi di positività sono già accertati.

Positivi in quarantena a tempo indeterminato?

Una storia simbolo (uguale a tante altre che sono arrivate alla nostra redazione) è quella di una famiglia dell'Agrigentino.

"Lo scorso 27 dicembre abbiamo effettuato la prima segnalazione per la positività di nostro figlio. Qualche giorno dopo abbiamo fatto una nuova segnalazione attraverso il medico di famiglia ma solo l'altro ieri abbiamo scoperto che non risultavamo inseriti in attesa per il tampone da parte dell'Usca, dato che a quanto pare il sistema di prenotazione usato dai medici è andato in crisi. Siamo quindi ancora in attesa che qualcuno ci spieghi cosa fare e ci dica se possiamo uscire da casa".

Cosa si può fare in questi casi? La struttura commissariale dell’emergenza Covid chiarisce che “il positivo non può uscire di casa per nessun motivo e deve attendere convocazione dall’Usca per venire a fare il tampone” in Fiera o in una struttura dell’Asp. L’ufficio del commissario aggiunge che “ai fini della ‘liberazione’ del positivo dall’isolamento non sono validi i tamponi fai da te: serve un tampone effettuato presso una struttura pubblica o privata purché accreditata con il Servizio sanitario nazionale”. Ciò significa che nel caso di difficoltà a mettersi in contatto con la struttura pubblica (l'Usca), è possibile chiedere a un laboratorio privato, a pagamento, l’effettuazione di un tampone, ma soltanto a domicilio. A quel punto l’esito negativo del tampone deve essere trasmesso dall’utente al proprio medico di medicina generale (o, in assenza di questo, a medici del Dipartimento di prevenzione dell'Asp) per ricevere il certificato di guarigione ai fini del green pass.

Diverso l’iter per i contatti stretti asintomatici che, a un certo punto, se non hanno più notizie dall'Usca possono uscire da casa per il test. Quelli non vaccinati al termine dei 10 giorni di quarantena prevista possono recarsi autonomamente a fare un tampone oppure chiederlo a un laboratorio privato se accreditato con il Servizio sanitario nazionale.

I giorni di quarantena sono 5 nel caso di contatto stretto con una sola dose di vaccino o con 2 dosi da meno di 14 giorni o da più di 120 giorni. Se il contatto stretto diventa, invece, sintomatico è necessario contattare il medico curante.

Ad essersi "ingolfato" però pare sia anche il sistema di analisi di questi tamponi: con il ritimo di 2mila test al giorno i laboratori sono andati in crisi, e in alcuni casi sono terminati i reagenti necessari. Chi è stato ad esempio al "San Giovanni di Dio" in questi giorni si sarà sentito chiedere in accettazione se fosse o meno vaccinato senza però vedere traccia di un tampone.

Raccolta rifiuti dei positivi, si teme il caos

Ma non è finita qui. L'azienda sanitaria, infatti, non è più in condizione di gestire nemmeno la raccolta domiciliare dei rifiuti alle famiglie in quarantena.

L'Asp ha infatti scritto ai comuni della provincia precisando che il servizio sarà adesso a carico degli enti a partire dal prossimo 13 gennaio a causa "dell’impossibilità anche sopravvenuta ad effettuare il servizio” dato che "il numero di focolai riscontrati sta determinando un sovraccarico dei servizi sanitari territoriali e ospedalieri con la necessità di impiego di tutte le professionalità sanitarie, tecniche e amministrative in atto disponibili che quindi non possono essere distolte in attività non direttamente legate all'erogazione dei servizi sanitari".

I municipi quindi dovranno adesso bandire delle gare per individuare chi dovrà svolgere il servizio e poi anticipare gli importi necessari. Il rischio di un altro "crollo" del sistema è quindi dietro l'angolo.

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