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Covid, ecco perché non pubblicheremo più il bollettino giornaliero

Da oggi finisce la pubblicazione giornaliera del bollettino Covid su AgrigentoNotizie. Già da un po' di tempo le comunicazioni giornaliere del ministero della Salute mostrano come contagi e ricoveri sono in calo costante, in tutta Italia come in Sicilia. Ma le variazioni giornaliere hanno ormai poco senso per capire come si evolve la pandemia. Anche perché - soprattutto - nella nostra regione i dati sono spesso "falsati" dal fatto che sia alcuni decessi che nuovi casi sono riferiti ai giorni precedenti. Per non parlare poi del numero di guariti e attuali positivi. Che non rispecchiano assolutamente la situazione reale.

Come già scritto altre volte a stonare è appunto il rapporto fra il totale dei contagiati dall’inizio della pandemia e i guariti. In Sicilia i positivi al Covid  sono stati meno di quelli di regioni come per esempio l'Emilia Romagna, ad oggi 1.190.082 contro 1.485.943 contagiati, mentre il dato degli attuali positivi vede l'Isola molto sopra: 70.300 contro 20.311. Un paradosso. E' come se i siciliani facessero più fatica a guarire rispetto al resto d'Italia. Ovviamente non è così. In realtà è il meccanismo di comunicazione che si inceppa, perché i guariti vengono comunicati dalle Asp siciliane alla Regione, che li gira all’Istituto superiore di sanità e al ministero della Salute. Ma se le Asp non sono celeri a comunicare questo dato succede che la situazione epidemiologica fotografata sia molto diversa. Anche se, a onor del vero, rispetto a un paio di mesi fa la situazione è migliorata. 

Con l’epidemia in continua ritirata, esiste però anche un altro rischio: quello di un’eccessiva attenzione alla positività dei singoli pazienti. Lo ha ben spiegato pochi giorni fa a Today.it Silvestro Scotti del sindacato dei medici di base e Gennaro De Pascale, coordinatore della terapia intensiva Covid dell'ospedale Gemelli di Roma. Se sui grandi numeri di qualche mese fa non si correva certo il pericolo di sovrastimare eccessivamente i decessi provocati da Covid, con un centinaio di morti al giorno le probabilità di trovare positivi pazienti destinati comunque al decesso, e di cui è difficile stabilire l’esatta causa di morte, si fa sempre più elevata. “Oggi quando un paziente poliscompensato muore e viene trovato positivo al virus, come si valuta il decesso? – riflette Scotti – è un problema che può certamente presentarsi, e che può effettivamente distorcere la percezione dell’impatto di questa pandemia, soprattutto con la disponibilità di farmaci e vaccini che permettono di ridurre sempre più concretamente la mortalità”.

I tre tipi di pazienti nelle terapie intensive Covid

Se i decessi ufficiali potrebbero quindi non rispecchiare più l’effettivo bilancio della pandemia in queste settimane, dove si può cercare un indicatore più affidabile? Una possibilità è quella di attenersi alla sintomatologia più caratteristica delle forme gravi di Covid 19: la polmonite con sindrome da distress respiratorio acuto (o Ards) che ha riempito le terapie intensive italiane (e non solo) durante i picchi pandemici degli ultimi due anni. E attenendoci a questa classificazione, la situazione sembra ben più rosea.

“La pressione sulle terapie intensive è molto diminuita: oggi vediamo pochissime polmoniti Ards, anche rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”, ci racconta Gennaro De Pascale, coordinatore della terapia intensiva Covid del Gemelli di Roma. “Il merito ovviamente è dei vaccini. Al momento ci sono tre tipi di pazienti nelle terapie intensive Covid: con polmoniti Ards vediamo sostanzialmente o irriducibili che non si sono ancora vaccinati, o pazienti vaccinati affetti da patologie del sistema immunitario che riducono l’efficacia dei vaccini; gli altri, la stragrande maggioranza, sono persone colpite da insufficienze d’organo di altro tipo, infarti, emorragie cerebrali, ictus, in cui la positività del tampone è accidentale, e che vengono ricoverati nei reparti Covid per motivi organizzativi legati all’esigenza di contenere al meglio il rischio di diffusione del virus”.

Per De Pascale, il bollettino quotidiano dei morti Covid è ormai uno strumento inutile per valutare l’andamento dell’epidemia. "Più utile – suggerisce – sarebbe un resoconto dei decessi avvenuti in seguito a polmoniti Ards". Se pur molto più contenuto, il numero aiuterebbe forse a prendere coscienza del pericolo che corre chi non è protetto efficacemente dal vaccino. E non parliamo solo dei no vax tout court, ormai probabilmente incorreggibili, ma anche di tante persone eleggibili per la quarta dose che continuano a rimandarla, convinti magari di attendere una formulazione migliore in arrivo per il prossimo autunno. "Mantenere alta la guardia è importante – conclude De Pascale – e in questo momento vuol dire principalmente comprendere che chi non ha completato il vaccino con la quarta dose si espone a rischi concreti, e inutili”. Ovviamente continueremo a seguire l'evolversi della pandemia, magari con report e dati settimanali più che col bollettino giornaliero. 

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