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Cronaca

Covid: chi finisce in ospedale e chi muore oggi in Italia

I numeri dei contagi effettivamente sono ancora alti, ma l'attenzione deve essere concentrata soprattutto sul dato degli ospedali: chi viene ricoverato oggi in Italia?

Covid: chi finisce in ospedale e chi muore oggi in Italia? "Questa settimana la situazione epidemiologica è piuttosto stabile rispetto alla settimana precedente l'incidenza di casi di covid-19 scende leggermente fissandosi intorno a 675 casi per 110mila abitanti, così come Rt che è a 0,96 quindi ancora abbastanza vicino, anche se di poco sotto l'unità". A dirlo ieri è stato il direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza nel consueto video settimanale a commento dei dati del monitoraggio sulla situazione epidemica nel Paese.

"Il tasso di occupazione dei posti di area medica e di terapia intensiva - aggiunge - è rispettivamente al 15,8 e al 4,2 per cento, quindi non ci sono grosse variazioni rispetto alla settimana precedente. Data la elevata velocità di circolazione virale - i casi sono ancora ancora molti anche se per fortuna, anche grazie all'effetto dei vaccini, ne vediamo poco le conseguenze in termini di congestione delle strutture sanitarie - è bene mantenere comportamenti ispirati alla prudenza, quindi l'uso della mascherina soprattutto in luoghi chiusi. Allo stesso tempo o completare il ciclo vaccinale con le dosi booster".

I numeri dei contagi effettivamente sono ancora alti, ma l'attenzione deve essere concentrata soprattutto sul dato dei ricoveri, che il monitoraggio settimanale a cura dell'Iss, indica invece essere stabili, con soli 411 pazienti gravi nelle terapie intensive. Secondo il virologo Massimo Galli e il microbiologo Andrea Crisanti, a non farcela e a perdere la vita sono quasi sempre ultraottantenni con altre patologie concomitanti. Persone che, pur vaccinate, una volta colpite dal Covid vedono precipitare rapidamente la propria condizione clinica, senza che si faccia in tempo a ricoverarli in terapia intensiva. E' risaputo, dopo due anni di pandemia, che per anziani e per tutte le persone con il sistema immunitario compromesso il Covid resta una minaccia seria, anche nella versione di Omicron.

C'è anche un altro elemento da sottolineare. Grazie alla campagna vaccinale che protegge dalle forme di malattia più gravi e a fronte delle nuove varianti che hanno soppiantato nel tempo il ceppo di Wuhan e poi Delta, in ospedale chi viene ricoverato all’interno dei reparti Covid molto spesso oggi come oggi ci finisce non a causa dei deficit respiratori legati alle complicanze del virus Sars-CoV-2. Le polmoniti interstiziali bilaterali sono sempre più rare secondo quanto riferiscono medici infettivologi e virologi. La stragrande maggioranza dei pazienti sono persone che arrivano in ospedale con delle patologie, magari con un quadro clinico già complesso, e al tampone in ingresso o allo screening prima di un intervento chirurgico risultano positivi. A quel punto inevitabilmente diventano pazienti Covid, ma la loro "intensità" - in molti casi, certo non in tutti - non è più dettata dal Covid come nelle prime ondate che hanno messo sotto pressione il sistema ospedaliero da nord a sud: è invece la singola patologia diversa dal Covid a determinare la gravità e il conseguente ricovero in ospedale.

fonte Today.it

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