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Venerdì, 19 Aprile 2024
La storia / Lampedusa e Linosa

Dalla Costa d'Avorio a Lampedusa con un paio di pattini da ghiaccio, il quarantenne: "Donateli a un bambino"

Per arrivare sull'isola l'immigrato ci ha impiegato tre anni, due dei quali è rimasto in Tunisia

Un paio di pattini da ghiaccio. Li ha portati con sé anche durante la traversata del Mediterraneo. "Dateli a un bambino o una bambina", ha detto appena sbarcato a Lampedusa agli operatori di Mediterranean Hope, il programma della Federazione delle chiese evangeliche in Italia dedicato ai migranti e ai rifugiati, che dall'ottobre del 2013 opera sulla più grande delle Pelagie. Per arrivare sull'isola ci ha impiegato tre anni. Dopo essersi lasciato alle spalle la Costa d'Avorio per due è rimasto in Tunisia, poi ha tentato la traversata e sbarcato sul molo Favaloro, insieme a una trentina di naufraghi tra cui due bimbi molto piccoli, tratti in salvo nel Mediterraneo mentre erano in balia delle onde, ha consegnato il suo dono. "Per chi ne ha bisogno", ha detto.

"Mentre distribuivamo acqua, cibo e coperte termiche, come facciamo a ogni approdo - racconta all'Adnkronos Giovanni D'Ambrosio, operatore di Mediterranean Hope - quest'uomo di circa 35-40 anni si è avvicinato e ci ha consegnato i pattini". Nuovi di zecca, comprati nel suo Paese, li aveva riposti con cura nel suo zaino. "Un dono per il Paese che lo avrebbe accolto - dice ancora Giovanni -, un grande gesto di umanità. Perché nel poco spazio a disposizione, invece di portare cibo o acqua, ha sistemato quei pattini da dare a chi potrebbe averne bisogno". Nel molo militarizzato dove ancora una volta l'umanità si fa spazio nonostante l'autunno gli sbarchi si susseguono. Uno dietro l'altro. "Le condizioni meteomarine non favorevoli non fermano gli approdi, rendendo le traversate sempre più difficili e pericolose", spiega l'operatore di Mediterranean Hope.

Nell'ultimo periodo a raggiungere la più grande delle Pelagie sono soprattutto cittadini della Costa d'Avorio, del Senegal, della Sierra Leone e della Guinea. "Partono da Sfax, in Tunisia, a bordo di barchini insicuri e tra loro ci sono tantissime donne e minori". Ancora una volta da Mediterranean Hope la richiesta è quella di corridoi umanitari. "Servono vie di accesso legali e sicure perché tutte queste persone in fuga possano raggiungere l'Europa senza rischiare la vita attraversando il mare", conclude.

(fonte: Adnkronos)

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