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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Giro di mazzette e arresti, gli imprenditori intercettati: "Tutti inconcludenti, livello amministrativo scarso"

Secondo l'accusa, "per garantirsi il favore dei funzionari pubblici occorreva assegnare gli incarichi a persone di loro fiducia: questa la 'merce di scambio' degli impresari edili agrigentini"

Lamentavano la "lentezza" dell'apparato amministrativo e il "livello infimo" raggiunto dall'amministrazione comunale l'archittetto Fabio Seminerio e gli imprenditori Giovanni Lupo e Francesco La Corte, rispettivamente amministratore di fatto e di diritto della "Biocsa srl", finiti oggi ai domiciliari nell'inchiesta anti-corruzione di Guardia di finanza e carabinieri, che ha fatto scattare le manette ai polsi anche di due consiglieri e di due  funzionari del Comune di Palermo.

Edilizia e mazzette, terremoto al Comune di Palermo: arrestati anche imprenditori agrigentini

Negli uffici della società in via Marchese di Villabianca lo scorso 14 gennaio si sfogavano. "L'inconcludenza! E' snervante! Sono tutti inconcludenti" dice l'architetto, aggiungendo subito dopo: "Tutti! io non capisco se... ormai il livello dell'amministrazione è diventato così scarso, che non sanno più fa...non sanno più che pesci pigliare, oppure hanno la volontà di non fare niente?".

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"No, va bè, c'è qualcuno che bloccano... c'è, c'è - rispondeva Lupo -! La verità è che, come diceva la buon anima di Schemmari, dice, dice - quando una cosa non si fa, c'è chi ne trae vantaggio!". "Ma troppe cose non si fanno! Non si fa niente!", lo incalzava Seminerio. E l'imprenditore ragionava: "La verità è che questa... questa operazione io l'altro giorno pensavo agli interessi che c'è al... a quello che ruota attorno a questa cosa nostra, no? Attorno a questa cosa nostra ruotano da mille a duemila voti! Sono per la nostra cosa. Ma uno...nella vita per prendere voti, ti prego di seguirmi, bisogna fare le cose", concludeva Lupo. 

Incarichi ad amici e pratiche pù veloci

Per garantirsi il favore dei funzionari pubblici occorreva assegnare gli incarichi di progettista e direttore dei lavori a persone di loro fiducia. Eccola la merce di scambio che gli imprenditori edili Giovanni Lupo e Francesco La Corte, arrestati nel blitz anticorruzione della Guardia di finanza e dei carabinieri di Palermo, utilizzavano per ottenere i favori dei due funzionari comunali finiti oggi ai domiciliari. "Gli indagati Seminerio e Li Castri - scrive il gip nell'ordinanza di applicazione delle misure cautelari - hanno interagito con i titolari della Biocasa, ossia gli indagati Francesco La Corte (amministratore di diritto) e Giovanni Lupo (reale dominus della società) i quali hanno mantenuto l'incarico di direttore dei lavori in favore del Seminerio, socio in affari del  Li Castri, affinché questi rendesse fluido il procedimento amministrativo volto al rilascio del permesso di costruire in variante".

A confermare la pratica è Giuseppe Monteleone, funzionario e poi dirigente dell'area tecnica del Comune, anche lui oggi arrestato. Non sapendo di essere intercettato spiega il meccanismo. "I miei... il mio guadagno c'è... lì c'è la fine del mio guadagno... altri 100-150mila euro, questi mancano, più 15mila euro di quel bastardo che appena lo vedo gli do un calcio nella palle". E' il 'credito' che Monteleone sostanzialmente rivedica da un altro indagato, l'architetto Agostino Minnuto, a cui è stato notificato l'obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria. Si sfoga Monteleone: "E' inutile che fai il fesso con me... minchia oh, mah veramente... perché alla fine non è che gli ho fatto il favore io, cioè io gli ho portato l'affare... gli ho portato l'affare... a San Lorenzo, dico, è tutto fermo, ma se va in porto sempre io gli ho portato l'affare, non è che mi può trattare... progetto, progettino, direzione dei lavori, eh... e non solo... però sembrerebbe che c'è quel porco di Fabio Seminerio (architetto, anche lui finito in manette) che fa direzione lavori e ogni tanto ci tira soldi...".

Mazzette in cambio di varianti e concessioni edilizie

Varianti a concessioni edilizie in cambio di mazzette. E' quanto emerge dall'operazione 'Giano bifronte' di Guardia di finanza e carabinieri, che ha fatto luce su un comitato d'affari formato da politici, burocrati e imprenditori al Comune di Palermo. A Mario Li Castri, funzionario comunale finito oggi ai  domiciliari, gli investigatori contestano una variante a una concessione edilizia della Biocasa, l'azienda di cui gli imprenditori Giovanni Lupo e Francesco La Corte sono rispettivamente amministratore di fatto e di diritto. Una variante per aumentare le unità abitative da realizzarsi da 72 a 96.

Il progetto era stato redatto anche in questo caso dal suo ex socio in affari , l'architetto Fabio Seminerio, al quale fu assegnato l'incarico di direttore dei lavori. Anche Giuseppe Monteleone, ex dirigente dell'area Tecnica, pure lui arrestato oggi, avrebbe curato anche alcune pratiche di concessione edilizia presentate dalla Biocasa per la realizzazione di un ulteriore complesso immobiliare sempre a Palermo, "avallando varianti in aumento per consentire la 
realizzazione di un maggior numero di unità abitative: da 96 a 133. In cambio, gli imprenditori avrebbero garantito una mazzetta di 15mila euro. I due costruttori poi avrebbero assegnato a una strettissima  amica di Monteleone diversi incarichi professionali, facendole  incassare grosse somme di denaro.

(fonte: AdnKronos)

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