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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Il Covid e l'enigma scuola, Musumeci: "Noi siamo pronti ma non ci sono certezze"

Il presidente della Regione ha fatto il punto sulla gestione della pandemia. La stoccata verso Roma: "Dopo tanti mesi di confronto, di dibattito e di sterili discussioni ancora oggi tutti viviamo nell'incertezza..."

Assicura che in Sicilia si sta facendo tutto il necessario per garantire la riapertura delle scuole in sicurezza il prossimo 14 settembre, rivendica la bontà dei provvedimenti adottati a livello locale nella gestione della pandemia da Covid-19 e non manca di lanciare frecciate al governo Conte. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, prima a Sky Tg24 e poi intervenendo al Meeting di Rimini, ha fatto il punto degli ultimi mesi.

"Se mi chiedete se c'è vita umana su Marte io cerco di darvi una risposta. Ma sull'inizio dell'anno scolastico non ci sono assolutamente certezze - ha detto a margine del Meeting di Rimini-. So quanto sia difficile rendere compatibile il diritto e dovere allo studio e il diritto alla salute però dopo tanti mesi di confronto, di dibattito e di sterili discussioni ancora oggi tutti viviamo nell'incertezza. Noi in Sicilia abbiamo già predisposto, per quanto di nostra competenza,quello che serve per assicurare un regolare avvio dell'anno scolastico ma fino all'ultimo giorno, in assenza di certezze legate anche al dato epidemiologico credo che sia difficile poter parlare di inizio dell'anno scolastico nella data e nei modi in cui è stato preannunciato". 

La sanità in Sicilia

Secondo Musumeci "Grazie all'epidemia abbiamo preso atto che il sistema sanitario siciliano aveva bisogno di interventi e correzioni, che non sarebbero emersi in un contesto ordinario". Davanti alla platea del Meeting di Rimini Musumeci ha snocciolato i dati: "Abbiamo realizzato 735 posti di terapia intensiva, mobilitato mille posti letto in hotel per i positivi per i quali non era necessaria l'ospedalizzazione, abbiamo assunto personale medico e paramedico, creato nei pronto soccorsi percorsi dedicati e tutto questo ci ha consentiti di affrontare una condizione senza particolari traumi". In vista delle risorse che arriveranno la Regione Siciliana ha già redatto un piano per l'utilizzo. "Riteniamo di dover puntare non solo sull'edilizia sanitaria, ma anche sull'innovazione, sulla digitalizzazione, sulle nuove tecnologie e sulla ricerca. Siamo convintissimi che occorre creare nuovi ospedali e non privilegiare solo le tre città metropolitane, ma guardare all'entroterra", ha concluso Musumeci.  

Il ruolo delle Regioni e il dialogo con Roma

"Tutte le Regioni - secondo Musumeci - hanno avuto momenti di debolezza, ma siamo stati capaci di gestire una situazione di paurosa emergenza anche d'intesa con una disciplina collettiva. Noi siciliani abbiamo dimostrato di essere particolarmente attenti e disciplinati". E guardando ai rapporti con il Governo centrale, il governatore ha sottolineato che i lunghi mesi dell'emergenza sanitaria legata alla pandemia sono stati, "sia pure nella drammaticità del contesto una buona occasione per lubrificare il rapporto tra Stato e Regioni, tra centro e periferia, in alcuni momenti contaminato da pregiudizi ideologici che non dovrebbero esistere per chi rappresenta le istituzioni. Noi governatori ci siamo trovati impreparati sul piano personale - ha aggiunto -, non abbiamo fatto corsi particolari su come affrontare una grave epidemia, ma abbiamo superato la prova". Ancora una volta il governatore ha criticato "una certa pubblicistica, una certa stampa che ha voluto accreditare un'equazione: se le cose vanno bene il merito è della fermezza dello Stato, se vanno male la colpa è dei presidenti delle Regioni. Un atteggiamento irricevibile".

Il nodo migranti

Tra i punti di frizione con Roma c'è sempre, ormai da mesi e non solo in tempo di Covid, quello relativo alle politiche sull'immigrazione. "Speriamo - ha detto Musumeci - che da Roma si rendano conto che la Sicilia non vuole essere campo profughi. Se dipendesse da me, se avessi l'autorità per farlo, io chiuderei i porti, che non significa non dover approntare le necessarie assistenze per chi è in mare, ma questo deve essere fatto tenendo conto della tutela dei cittadini siciliani". (Leggi l'articolo)

Infrastrutture

Altro tema "caldo" quello delle infrastrutture. "Siamo pronti a guardare al futuro - ha rivendicato Musumeci -  l'unico ostacolo, l'unico nemico e non solo in Sicilia è la burocrazia. Se potessimo esportare in tutta Italia il metodo del Ponte Morandi creeremmo ovunque ricchezza, rimetteremmo in moto l'economia, libereremmo i cassetti dal tanto denaro che rimane fermo per anni. Nella mia regione da momento in cui penso di realizzare un'opera pubblica a quello in cui apre il cantiere possono passare anche cinque anni - ha concluso - perché le leggi sembrano essere fatte per allentare la spesa pubblica che, invece, se produttiva e reale, se non è spreco è una straordinaria occasione di ricaduta sul territorio".  

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