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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Lampedusa e Linosa

Coronavirus, un mese fra ospedali e hotel quarantena ... e non era positivo? Lo sfogo: "Ecco il mio calvario"

Il giovane: "Il 15 ottobre ho fatto il test sierologico che è risultato negativo. Dopo alcuni accertamenti svolti in un laboratorio di Palermo, si è scoperto che i miei anticorpi non si sono mai attivati e di conseguenza non ho mai avuto il Covid-19" 

Quasi un mese lontano da casa, passando da un ospedale ad un hotel per la quarantena ad un altro ospedale. Incertezze e dubbi, e quindi apprensione e preoccupazione, sugli esiti dei tamponi anti-Covid e un intervento chirurgico rinviato e per questo rivelatosi più complicato del previsto. Il tutto per scoprire, poi, che "gli anticorpi non si sono mai attivati e - scrive il diciannovenne di Lampedusa - di conseguenza non ho mai avuto il Covid". A segnalare ad AgrigentoNotizie - quella che è stata definita dallo stesso protagonista come "una delle più brutte esperienze della mia vita" - è stato il diciannovenne Antonio Costanza. 

Ecco il racconto sfogo - in quella che è una lettera firmata - del giovane lampedusano: 

"Tutto comincia giorno 13 settembre, quando sfortunatamente mi sono rotto un dito mentre lavoravo come operaio presso l'aeroporto di Lampedusa. Dopo tutti i controlli del caso, effettuati presso il piccolo ospedale dell'isola, viene fuori che il dito ha bisogno di un piccolo intervento e di conseguenza giorno 15 settembre mi  sono recato, insieme a mio padre Giacomo, all'ospedale San Giovanni di Dio. Durante la giornata trascorsa in ospedale mi sono stati fatti nuovi accertamenti e nuove lastre. Era quasi tutto pronto per il ricovero, mancava soltanto l'esito del tampone (obbligatorio per chi deve effettuare un ricovero ospedaliero). Ci tengo a precisare che il tampone mi è stato fatto al pronto soccorso della struttura verso le 16 e che alle 22, non essendoci ancora il risultato del tampone, sono stato dimesso dall'ospedale (cosa assolutamente sbagliata e fuori dalla procedura anti-Covid19, in quanto in teoria dovevo restare nella cosiddetta 'area grigia' dell'ospedale in attesa dell'esito). Da questo punto in poi comincia il calvario. Io e mio padre ci rechiamo la mattina del giorno dopo sempre in ospedale, aspettiamo tutto il giorno l'esito ma non arriva. Giunta la sera andiamo in albergo. L'esito non arriva neanche l'indomani. Ormai stanchi delle continue non risposte da parte dello staff ospedaliero, ci rechiamo nella direzione dell'ospedale per sollecitare e ci dicono di aspettare in ortopedia fino a mezzogiorno per sapere il risultato. Alle 12:30 circa il dottore di turno (di cui purtroppo non so il nome), in un primo momento mi dice che il risultato è arrivato e che nel pomeriggio avrebbero proceduto con il ricovero, ma circa mezz’ora dopo io e mio padre veniamo richiamati dallo stesso dottore che, con aria preoccupata e allarmata, ci fa aspettare in uno stanzino perché, cito, 'forse c’è un problema'. Aspettiamo per mezz’ora circa fino a quando si ripresenta il dottore accompagnato da una collega e ci esortano ad abbandonare la struttura 'percorrendo il percorso più breve' perché 'qui non ricoveriamo pazienti affetti da Covid19'. In sintesi, ci hanno letteralmente buttato fuori d’ospedale senza alcun cartaceo che dimostrasse la mia positività e facendo uscire un presunto contagiato per le vie della città. In teoria, in questi casi si dovrebbe far recare il soggetto nell’area grigia dell’ospedale per effettuare un nuovo tampone di accertamento. Io e mio padre eravamo ovviamente spiazzati e stupiti da quello che era appena successo e, non sapendo cosa fare, ci siamo recati in Questura per chiedere informazioni su come agire. Ci hanno fornito alcuni numeri di telefono per contattare i vari servizi anti-Covid19. Dopo numerose chiamate ci dicono di aspettare in un luogo e di non muoverci fino all’arrivo di un’ambulanza che ci avrebbe poi portato in un hotel dove passare la quarantena. Abbiamo aspettato in piazzale Rosselli dalle 16 alle 20:30 l’arrivo dell’ambulanza che ci ha riportati all’ospedale San Giovanni di Dio. Però stavolta in una stanza all’interno dell’area grigia della struttura. Ci viene, dunque, comunicato che durante la notte sarebbe arrivata un’altra ambulanza  che ci avrebbe portato all’hotel San Paolo Palace di Palermo per effettuare la quarantena. Giorno 18 settembre, verso le 3:30 veniamo prelevati dall’ospedale e alle 5:30 arriviamo in hotel. Il giorno dopo (19 settembre), grazie alla perseveranza di mio padre, riusciamo a farci fare dei nuovi tamponi, il secondo tampone per me ed il primo  per mio padre. Ci dicono che l’esito sarebbe arrivato entro le 48 ore. Ttuttavia, dopo 5 giorni di attesa e di continue chiamate da parte nostra, ci comunicano che 'i tamponi sono andati perduti in circostanze ignote', costringendo me e mio padre a finire il periodo di quarantena. Sottolineo che, per tutta la durata della quarantena, sono rimasto con il dito rotto e steccato e in più non ho mai presentato alcun sintomo di Covid-19. 
Qualche giorno prima della fine della quarantena, ci vengono fatti nuovi tamponi: uno a mio padre (negativo, uscito dalla struttura giorno 2 ottobre) e due a me (negativi, uscito dalla struttura giorno 5 ottobre alle 19:30). Giorno 6 ottobre mi reco al Policlinico di Palermo, insieme a mio padre, per rifare di nuovo tutti i controlli e le lastre. Dopo una giornata intera mi comunicano che devo rifare il tampone per procedere con il ricovero (cosa assolutamente evitabile visto che l’ultimo tampone che ho effettuato in hotel era valido fino a 48 ore) e alle 21:30  vengo messo nuovamente in isolamento in una tenda fuori dal pronto soccorso, con il risultato che sarebbe dovuto arrivare entro l'1:30 della notte. Verso le 2 si recano in tenda due infermiere/dottoresse che 
mi hanno fatto altri 2 tamponi facendomi aspettare fino alle 3:30 in una tenda al freddo e piena di insetti. Alla fine, riesco a fare il tanto atteso intervento l’indomani mattina (7 ottobre) e, la sera dello stesso giorno, sono tornato a Lampedusa insieme a mio padre.

Voglio precisare tre cose molto importanti:
1.    L’intervento ovviamente è risultato più complicato del previsto a causa del lungo periodo trascorso e alla conseguente calcificazione errata dell’articolazione (il dottore ha dovuto spezzare di nuovo il dito e rimetterlo in posizione grazie a dei “Filamenti di K”. C’è la possibilità che non riesca più a muovere il dito correttamente).
2.   Grazie ai referti che ci sono stati consegnati, abbiamo scoperto che i tamponi effettuati giorno 19 settembre non sono andati perduti. Infatti abbiamo trovato un documento che attestava la negatività di mio padre grazie al tampone fatto in quel giorno. Tuttavia il referto del mio tampone (fatto lo stesso giorno) è scomparso nel nulla, cosa a nostro avviso molto sospetta.
3.  Giorno 15 ottobre ho fatto il test sierologico e, non solo è risultato negativo, ma (dopo alcuni accertamenti svolti in un laboratorio di Palermo) si è scoperto che i miei anticorpi non si sono mai attivati e di conseguenza non ho mai avuto il Covid-19! 

Antonio Costanza". 
 

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