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Le intercettazioni / Santa Margherita di Belice

Il prof, il salotto privato e i giochi di potere al Policlinico: "Questo ha la cattedra a Roma grazie a me..."

Dall'inchiesta del Nas emerge che sarebbero 5 i concorsi truccati e che Gaspare Gulotta, finito ai domiciliari, avrebbe creato "un sistema del tutto illegale in cui spadroneggiava impunito". Il ricorso a pizzini inviati per posta e al linguaggio criptico in cui i bandi diventavano "cassate". Intercettato diceva: "Ho sempre cercato di infilare i miei, la famiglia..."

"Lungi dal costituire avamposto di tutela della salute degli utenti del Policlinico, il reparto diretto da Gaspare Gulotta  (71 anni, originario di Santa Margherita Belice) si profila piuttoso come una specie di salotto privato nel quale vengono discussi giochi di potere del professore e nel quale spadroneggia, impunito, creando logiche di sistema del tutto illegali". E' una sintesi nitida quanto sconfortante quella che il gip Donata Di Sarno fa nell'ordinanza con la quale ha dispoto i domiciliari per Gulotta e la figlia Eliana, nonché l'interdizione per un anno dai pubblici uffici per altri 11 indagati.

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Il merito - come emerge dall'inchiesta del Nas dei carabinieri, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis - non avrebbe avuto alcun peso: l'importante sarebbe stato appartenere alla corrente "giusta" per vincere i concorsi banditi dall'università per il Policlinico. Il giudice rimarca lo "strapotere" di Gulotta che, con abilità e accordi sottobanco - con tanto di pizzini inviati per posta e di linguaggio criptico dove si parla dei concorsi facendo riferimento a cassate ed altri dolci - si sarebbe assicurato di non perdere la sua egemonia neanche dopo essere andato in pensione. Per questo avrebbe siglato un "patto", "uno a uno", "uno lo piazzi tu, uno lo piazzo io", col collega Adelfio Latteri, indagato anche lui e destinato a prendere il suo posto a capo del dipartimento delle Discipline chirurgiche, oncologiche e stomatologiche.

In base alla ricostruzione della Procura, sarebbero cinque i concorsi truccati tra il 2019 ed il 2020: uno per individuare un professore ordinario di I fascia, un altro per trovare due professori associati di II fascia e un altro ancora per due ricercatori a tempo determinato. Sarebbe stato possibile piazzare i propri favoriti anche grazie a delle norme che consentivano (sono state poi cambiate dopo lo scandalo all'università di Catania) di scegliere i membri interni delle commissioni esaminatrici da una lista molto ristretta di professori, che peraltro si conoscevano tutti tra loro. Dall'ordinanza viene fuori anche che negli anni passati Gulotta si sarebbe invece battuto per bloccare una serie di concorsi, in quanto i "suoi" non avrebbero avuto ancora i requisiti per parteciparvi.

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Il sistema che emerge dagli atti dell'inchiesta è purtroppo un segreto di Pulcinella ed è quello che poi determina per gli studenti più bravi ma "senza padroni" la necessità di emigrare e che danneggiano anche il tessuto economico ed in questo caso specifico la qualità della sanità offerta ai cittadini. Gli inquirenti mettono inoltre in evidenza come grazie alla accondiscendenza di medici e infermieri, Gulotta avrebbe potuto per esempio risultare presente a 34 interventi chirugici che in realtà non avrebbe mai eseguito.

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L'atto d'accusa del gip: "Un salotto privato per i giochi di potere"

"Il quadro che si è delineato all'esito delle investigazioni - scrive il giudice nell'ordinanza di custodia cautelare - è a dir poco sconfortante: il reparto diretto da Gulotta, lungi dal costituire avamposto di tutela della salute degli utenti del Policlinico, si profila piuttosto come una specie di salotto privato nel quale vengono discussi giochi di potere del professore e nel quale quest'ultimo spadroneggia, impunito, creando logiche di sitema del tutto illegali". Emerge inoltre "l'immagine di un uomo costantemente disposto a superare i confini della legge pur di tutelare i suoi privati e personali interessi, disponendo della sanità pubblica a proprio uso e consumo e inserendosi nei pubblici concorsi per favorire la nomina dei soggetti da lui prediletti, in spregio ai valori meritorcratici e della parità di diritti che dovrebbero governare il mondo accademico".

"Le visite pagate in nero e la perpetuazione dell'egemonia"

Ma il gip parla anche di una "realtà ben più inquietante poiché caratterizzata dalla presenza di numerosi protagonisti, complici dell'illegalità perpetrata da Gulotta o asserviti alle sue imposizioni". Tanto che "Gulotta era solito svolgere visite intramoenia facendosi pagare in nero - in cambio della garanzia di corsie preferenziali negli esami diagnostici e nelle operazioni chiurugiche da svolgersi nel suo reparto - ma ha anche creato, attraverso il capillare controllo dei concorsi universitari, un sistema in cui i medici e i ricercatori del Policlinico, assoggettati alle sue direttive e al suo volere, gli assicurassero la perpetuazione del potere da lui esercitato (anche per il periodo successivo al suo pensionamento) e assecondassero i suoi scopi personali".

"Lo 'strapotere' del professore e la compiacenza dei colleghi"

"Lo 'strapotere' esercitato dal professore all'interno del Policlinico, certamente favorito dalla compiacenza di colleghi e sottoposti e consolidato attraverso il sistematico controllo delle nomine di professori e ricercatori del Policlinico - afferma ancora il gip - si è realizzato anche grazie ad un accordo con il professore Adelfio Latteri, collega di dipartimento (è stato interdetto per un anno, ndr)", consentendo all'indagato di "agire impunito all'interno del suo reparto e di tessere i fili di una supremazia basata sul costante perseguimento di fini personali a discapito delle regole imposte dal sistema sanitario pubblico e del mondo accademico. Gulotta infatti ha agito al fine evidente di realizzare profitti illeciti e di favorire nella carriera lavorativa e accademica i suoi figli Eliana e Leonardo (la prima è stata arrestata, il secondo è stato interdetto per un anno, ndr): la prima lavorava abusivamente nella sala operatoria del dipartimento da lui diretto; il secondo (tirocinante al Policlinico di Messina) prestava il suo servizio nella medesima sala operatoria affinché i professori e ricercatori gli insegnassero l'arte medica".

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Il "patto dell'alternanza"

Secondo la testimonianza di un professore che è stato sentito dagli investigatori "Gulotta e Latteri hanno sempre proceduto secondo un ordine di perfetta alternanza a favore dei propri allievi". Una "spartizione dei posti nei concorsi universitari" che secondo l'accusa "avviene da decenni e a svelarlo è lo stesso professore Gulotta che fa riferimento a concorsi del passato nei quali i vincitori erano decisi a tavolino, secondo i voleri dei professori più influenti".

"Dov'è la legalità? Tu ti pigghi quattro amici..."

Un "malcostume" che sarebbe stato possibile per il meccanismo con cui venivano individuate le commissioni esaminatrici, pescando da una lista di docenti ristrettissima e tutti conoscenti tra loro. Tanto che lo stesso Gulotta diceva: "Effettivamente io propongo quattro nomi, ne sorteggiano due e dov'è la legalità? Tu ti pigghi quattro amici...". E Latteri dal suo canto affermava: "Che ci posso fare se io conosco tutti i professori italiani...".

"Questo l'ho messo io in cattedra a Roma con una forzatura pesante..."

Il rapporto che si sarebbe creato tra i professori emerge chiaramente da un'altra intercettazione in cui Gulotta, riferendosi ad un altro indagato, Vito D'Andrea, docente a Roma e membro di una delle commissioni esaminatrici, afferma: "Io conosco a quello che ho messo io in cattedra a Roma e penso che sarà sensibile a me... Vito D'Andrea l'ho fatto ordinario io e a Vito D'Andrea lo conosco, gli altri due non so chi siano... certo c'ho quello che ho messo in cattedra a Roma con una forzatura particolarmente pesante". E questo "aiuto" il professore lo avrebbe dato anche sapendo che D'Andrea non sarebbe stato proprio il massimo ("non entra in sala operatoria").

"Ogni volta che ho potuto mi sono infilato pensando ai miei..."

Era lo stesso Gulotta ad illustrare la sua logica in una conversazione di fine settembre del 2020: "Nel momento in cui si sono liberati, ogni volta che si è liberata una piccola nicchia io mi ci sono sempre infilato, come giorni fa al concorso di Giuseppe Di Buono (indagato ed interdetto anche lui, ndr) mi ci sono infilato, ogni volta che c'è stata una cosa Covid io mi ci sono infilato, ho cercato di piazzare sempre, pensando ai miei, alle famiglie tutto quanto e così via. Ho fatto un concorso al pronto soccorso e ho cercato di infilare i miei, la famiglia, tutto quanto, ogni volta che ho avuto un piccolo spazio ho cercato di andarlo a occupare sempre per i miei figli nel cuore e così via".

Quando il professore bloccava i concorsi...

In precedenza, invece, dicono gli inquirenti, "fino al 2015 Gulotta si è prodigato con fatica per bloccare i concorsi in quanto i 'suoi' non erano ancora in possesso dei titoli e delle abilitazioni". Ed è l'indagato ad ammetterlo in un'altra intercettazione: "Mi sono ritrovato nessuno dei miei che aveva i titoli per essere idoneo... Perché non l'ho fatto io nel 2015 e lo sto facendo ora? Tutto il discorso nasce da due anni a questa parte che i miei hanno l'abilitazione, mentre prima... Quindi ho combattuto e lo ammetto e non me ne sono pentito per cercare di non far diventare ordinario (e fa il nome di diverse persone, ndr)... Secondo me nessuno di questi meritava di avere... e i miei, anche se non avevano titoli e l'abilitazione non potevano passare dietro a questi, quindi la mia è stata... per cinque anni battere nel gruppo chirurgico a non fare bandire nessun concorso".

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