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L'inchiesta / Licata

"Chiese soldi al boss per chiudere un occhio", carabiniere arrestato non risponde al gip

Si è avvalso della facoltà di restare in silenzio il luogotenente dell'Arma, Gianfranco Antonuccio, in servizio al Reparto investigativo della compagnia di Licata, indagato induzione a consegnare denaro, traffico di monete false e rivelazione di segreto d'ufficio

Si è avvalso della facoltà di non rispondere il luogotenente dell'Arma, Gianfranco Antonuccio, in servizio al Reparto investigativo della Compagnia di Licata, arrestato ieri per induzione a consegnare denaro, traffico di monete false e rivelazione di segreto d'ufficio.

"Chiese 1.500 euro al boss mentre era ai domiciliari per chiudere un occhio", arrestato carabiniere

Antonuccio, difeso dall'avvocato Giuseppe Vinciguerra, è comparso davanti al gip Antonella Consiglio per l'interrogatorio di garanzia ma ha preferito non rispondere. Il carabiniere, che anni fa è stato premiato per i risultati conseguiti in una indagine, è indagato dalla Dda di Palermo coordinata dall'aggiunto Paolo Guido. Tra gli elementi a carico di Antonuccio ci sono le dichiarazioni dell'avvocata Angela Porcello, ritenuta tra i capi di Cosa nostra agrigentina, finita in manette in una indagine che ha svelato il suo ruolo di intermediario con boss di spicco detenuti. La donna ha dichiarato ai pm che il carabiniere avrebbe chiesto 1500 euro al suo compagno, il capomafia Giancarlo Buggea, quando questi era ai domiciliari. Antonuccio, incaricato di controllare che Buggea rispettasse le prescrizioni imposte dalla misura, avrebbe in cambio chiuso un occhio sul comportamento del boss. Il nome del carabiniere ricorre, inoltre, in diverse intercettazioni dalle quali emergono anche suoi rapporti con una organizzazione di trafficanti di droga. 

L’indagine sul luogotenente dell'Arma dei carabinieri, che era stato anche comandante della stazione di Naro, coinvolge anche altre due persone non raggiunte però da misura cautelare. Si tratta di un altro carabiniere e di un pregiudicato di Palma di Montechiaro. Al carabiniere, in concorso con Filippa Condello, anch'essa arrestata ieri, è stata contestata la fattispecie di rivelazione di segreto d'ufficio. Entrambi sono stati portati in carcere. Il militare - scrivono i magistrati - avrebbe agito su istigazione e in concorso con la cinquantunenne. Anche lei, difesa dall'avvocato Giovanni Lo Monaco, si è avvalsa, dinanzi al gip, della facoltà di non rispondere. 

Ai domiciliari è invece stato posto Giuseppe Di Vincenzo, palmese, di 53 anni. Quest'ultimo è accusato "di concerto con chi eseguiva la falsificazione o alterazioni di monete nazionali aventi corso legale nello Stato, o comunque con un suo intermediario", di "detenzione, spendita e messa in circolazione, acquisto o ricezione di monete contraffatte o alterate". Fatto commesso - secondo i magistrati della Dda - a Palma di Montechiaro dal 14 luglio 2021 a data anteriore o prossima al 18 ottobre dello stesso anno. 

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