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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

LE SCHEDE: Chi sono gli arrestati

Filippo Focoso (Realmonte).
Ritenuto uomo d’onore appartenente alla famiglia mafiosa di Realmonte, con lo specifico ruolo di capo-famiglia. E' fratello di Josef, già condannato per associazione di tipo mafioso ed altri gravi reati ed in atto detenuto, nonché figlio di Giuseppa Nicosia, cugina della madre di Gerlandino Messina, già vice-capo della provincia mafiosa di Agrigento. Da anni residente in Germania, Filippo Focoso rientra in Realmonte dopo la cattura, nell’anno 2005, del fratello Josef, latitante dei 30. Si occupa fondamentalmente dell’organizzazione delle estorsioni ai danni dei commercianti ed imprenditori di Realmonte e della relativa riscossione del pizzo. Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Di Gati, sentito in ordine alla partecipazione ed al ruolo di Filippo Focoso all’interno di cosa nostra, nonché gli ulteriori elementi di prova al riguardo acquisiti, consentono di ritenere che Focoso faccia parte dell'associazione mafiosa cosa nostra rivestendo un ruolo direttivo in seno alla famiglia mafiosa di Realmonte  e che lo stesso, dopo l'arresto del fratello Josef, ne abbia preso il posto all'interno della famiglia mafiosa di Realmonte ed anche quale esattore di estorsioni.

Francesco Luparello (Realmonte).
Risulta essere una delle persone più vicine a Filippo Focoso, anche in virtù del loro vincolo di parentela: la moglie di Luparello, Carmen Gonzales Nicosia, è prima cugina di Filippo Focoso e la madre di Carmen Gonzales Nicosia,  Paola Nicosia, è cugina (figlie di fratelli) della madre di Gerlandino Messina. Sostenere che Francesco Luparello abbia un rapporto particolare con la famiglia Messina non è solo frutto di una deduzione. Occorre, infatti, ricordare che il soggetto in questione, in data 18 ottobre 1992, è stato denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, per oltraggio – resistenza a ubblico ufficiale, commesso in concorso con Gerlandino Messina (tratto in arresto nelle medesima situazione per detenzione illegale di arma comune da sparo, strumenti atti ad offendere e detenzione di sostanza stupefacente). Nella circostanza, Francesco Luparello ha cercato di impedire al personale della polizia operante di accedere all’interno dell’abitazione di Gerlandino Messina per compiere i controlli del caso. In seguito, all’interno dell’abitazione in questione e nelle sue adiacenze sono state rinvenute armi, munizioni e sostanze stupefacenti. Nel corso delle operazioni tecniche, è emerso come Luparello sia piuttosto disponibile nei confronti di Filippo Focoso, adoperandosi in varie occasioni anche per le esigenze del fratello di quest’ultimo, Joseph Focoso, recluso presso la casa circondariale di Parma, già latitante inserito nella lista dei 30. In un caso in particolare, Luparello si è adoperato per procurare un giubbotto di griffe per Joseph Focoso. Francesco Luparello non si è limitato ad avere rapporti con i soli esponenti della famiglia mafiosa di Realmonte. Ha dimostrato di essere in collegamento anche con  le altre famiglie mafiose locali, prendendo parte attiva alle dinamiche che le coinvolgono. Alla luce degli elementi raccolti deve ritenersi che Francesco Luparello faccia parte dell'associazione mafiosa cosa nostra e, in particolare, della famiglia mafiosa di Realmonte e che grazie a detta appartenenza abbia imposto ad imprenditori sia l'assunzione di parenti che trattamenti di favore.

Domenico Seddio (Porto Empedocle)
Sul conto di quest’ultimo, oltre alle risultanze delle indagini svolte nel presente procedimento, occorre richiamare le dichiarazioni rese alla fine degli anni '90 dai collaboratori di giustizia Pasquale Salemi e Alfonso Falzone, di cui in passato è già stato dimostrato l’elevatissimo grado di attendibilità. Quanto accertato nel corso delle indagini consente di affermare con certezza che Seddio sia l’attuale leader della “famiglia” mafiosa di Porto Empedocle. Adepti fedeli di Seddio sono Salvatore Romeo e Francesco Luparello. L’attività d’indagine disposta nei confronti di Domenico Seddio e Salvatore Romeo ha fatto emergere un interessamento dei due indagati alle assunzioni presso la cementeria di Porto Empedocle. All’interno del complesso industriale, vi operano le imprese aggiudicatarie degli appalti riguardanti la gestione dei servizi e della manutenzione dell’impianto stesso. Dai primi giorni del mese di ottobre del 2007, Domenico Seddio ed altre persone a lui riconducibili sono stati ingaggiati da una di queste imprese. Oltre tale ditta, Domenico Seddio e Salvatore Romeo fanno riferimento anche ad un'altra impresa, per richiedere l’assunzione di persone a loro vicine. Nel corso della presente attività di indagine, è emerso come gli indagati siano in grado di influenzare le scelte gestionali dei responsabili delle ditte sopra indicate, “segnalando” loro il personale da assumere e nello stesso tempo garantendo “protezione” all’attività dello stabilimento di Porto Empedocle. Questo ha prodotto un ingiusto vantaggio patrimoniale per le persone vicine all’organizzazione, derivante dall’assunzione favorita da cosa nostra ed un danno ad altri eventuali aspiranti all’ingaggio. Il comportamento è fortemente sintomatico della condizione di assoggettamento che la coppia Seddio-Romeo riesce ad imporre e che deriva chiaramente dalla loro appartenenza a cosa nostra. A sostegno dell’assunto, gli imprenditori hanno ammesso di conoscere le vicende giudiziarie di Seddio; di aver assunto operai che “non avevano una particolare preparazione tecnica” e comunque non sufficiente da giustificarne l’assunzione, sebbene la Italcementi lo pretendesse contrattualmente. Le attività hanno consentito di stabilire una indiscussa leadership di Domenico Seddio nell’ambito del gruppo criminale. Ricoprendo tale ruolo, impartisce ordini e viene costantemente avvisato delle problematiche che man mano vanno concretizzandosi. E’ stato evidenziato il ruolo di “capo famiglia” ricoperto da Domenico Seddio che, come tale, viene costantemente informato ed interessato di ogni problematica che viene a materializzarsi all’interno dell’organizzazione ovvero che vede coinvolto un appartenente alla stessa. Sconcertante è il ruolo svolto da Domenico Seddio all'interno della Italcementi al fine di pilotare le assunzioni così come la capacità dello stesso di  interloquire con chiunque svolga lavori di qualsiasi interesse in Porto Empedocle.

Salvatore Romeo (Porto Empedocle)
Altro soggetto appartenente all'associazione mafiosa radicata nei comuni di Porto Empedocle, Realmonte e Siculiana facente capo alla famiglia Messina, ed operante nel settore delle estorsioni, dell’usura e degli appalti pubblici è Salvatore Romeo. “….Romeo Salvatore e Romeo Maurizio  sono cugini di Seddio Domenico e sono 'vicini' alla famiglia di Porto Empedocle Si prestano a fornire informazioni, a bruciare autovetture ed ad apporre bottiglie incendiarie per intimidire le vittime delle estorsioni….” Le dichiarazioni di Pasquale Salemi e le intercettazioni effettuate nei confronti di Salvatore Romeo hanno consentito di accertare che lo stesso deve considerarsi il “braccio destro” di Domenico Seddio. L’attività d’intercettazione disposta nei confronti di Domenico Seddio e Salvatore Romeo ha fatto registrare una serie di conversazioni, dalle quali emerge un certo interessamento dei due indagati alle assunzioni presso la cementeria di Porto Empedocle. Si precisa che Salvatore Romeo non ricopre nessun tipo di carica all’interno della Italcementi; non lavora per nessuna ditta esterna alla cementeria; all’epoca dei fatti risultava essere disoccupato. Nonostante ciò, si prodiga insistentemente al fine di trovare lavoro a terzi senza avere la stessa preoccupazione per se stesso. Romeo veniva utilizzato dal gruppo criminale in un duplice ruolo: come anello di congiunzione tra il leader Seddio e i vari associati che materialmente mettono in atto i danneggiamenti; come elemento incaricato di mantenere i “contatti” con i titolari di esercizi commerciali.

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