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Cronaca Cattolica Eraclea

Clochard morto nell'incendio del capannone dove dormiva, il racconto in aula: "Il Comune seguiva il caso"

Una funzionaria ha deposto al processo a carico dell'ex sindaco, accusato di avere delle responsabilità nel decesso del cinquantenne Liborio Campione

"I servizi sociali erano al corrente della questione, la vicenda fu seguita ma le criticità riscontrate erano di natura sanitaria e non legate alla sicurezza". La funzionaria del Comune di Cattolica, Maria Cucciarrè, da ieri in pensione, è stata ascoltata in aula al processo a carico dell’ex sindaco di Cattolica Eraclea Nicolò Termine, rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo e omissione di atti di ufficio.

L’ex amministratore del comune agrigentino, secondo quanto ipotizza la Procura, avrebbe consentito che il cinquantenne Liborio Campione, senzatetto del paese, vivesse in un capannone di proprietà del Comune con un impianto elettrico disastrato che ne provocò la morte a causa di un cortocircuito causato, forse, dall'uso di una stufetta che incendiò il magazzino. 

"Il caso di Campione - ha detto rispondendo al pm Sara Varazi e ai difensori dell'imputato Rosa Salvago e Giuseppe Piro - era conosciuto ai nostri uffici. Abbiamo interloquito spesso su questa vicenda ma si discuteva soprattutto dei problemi sanitari".

All'ex sindaco la Procura della Repubblica di Agrigento contesta di non aver fatto sgomberare quell'uomo che era molto conosciuto in tutto il paese. L'incendio potrebbe essere scoppiato a causa della presenza di alcune stufette elettriche collocate per riscaldare l'ambiente. Una delle stufe potrebbe non aver funzionato correttamente oppure potrebbe essere stata inavvertitamente accostata a qualcosa di infiammabile. All'interno di uno stanzino attiguo al capannone, un tempo utilizzato per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, è stato l’inferno. 

In aula, davanti ai giudici della seconda sezione penale presieduta da Wilma Angela Mazzara, è stato ascoltato pure Giovanni Mormina, un amico della vittima con cui, poche ore prima, aveva cenato insieme proprio nel luogo dove, da lì a poco, sarebbe avvenuta la tragedia. 

"Era tranquillo - ha detto -, stava bene come sempre e non aveva alcun problema. Abbiamo cenato e sono andato via". In una delle ultime udienze, invece, è stato ascoltato il maresciallo dei carabinieri Angelo Lombardo, uno dei primi a soccorrere il  clochard. 

“È stata una scena straziante, il corpo era devastato. Abbiamo visto il cadavere a metà strada fra la brandina dove dormiva e la stufa elettrica. Restava poco del povero Liborio”. Si torna in aula il 2 febbraio. 

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