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Cronaca Cattolica Eraclea

Marmista massacrato nel suo laboratorio, il fratello della vittima riconosce l'imputato: "E' lui che lo pedinava"

Ignazio Miceli, invitato a visionare il video decisivo per l'inchiesta, conferma: "E' Ignazio Sciortino quell'uomo, ne sono sicuro perchè lo conoscevo di vista"

"E' lui, lo riconosco. Si tratta di Ignazio Sciortino, lo conoscevo di vista perchè passava sempre dal nostro cantiere con la macchina".

Ignazio Miceli, fratello del marmista Giuseppe, massacrato nel suo laboratorio a 67 anni, visiona in aula il video del presunto pedinamento alla vittima e indica l'imputato. E' l'ultimo atto istruttorio al processo, in corso davanti alla Corte di assise, presieduta da Wilma Angela Mazzara, che adesso, all'udienza successiva, fissata per il 19 novembre, darà la parola al pubblico ministero Gloria Andreoli per la requisitoria.

"Il quadro probatorio è incompleto ed è necessario che si proceda ad un ulteriore atto istruttorio": dopo la super perizia, articolata in più punti, per fare luce sull'omicidio del marmista di Cattolica Giuseppe Miceli, la Corte di assise aveva ordinato altri accertamenti, da eseguire in aula e in contraddittorio fra le parti, su uno degli aspetti decisivi dell'inchiesta.

All'individuazione dell'imputato - l'operaio cinquantacinquenne Gaetano Sciortino - si è arrivati, fra le altre cose, controllando le immagini dei sistemi di videosorveglianza di alcune attività del paese dai quali sarebbe emerso un pedinamento fatto da Sciortino a Miceli il giorno prima del delitto mentre entrambi si trovavano a bordo della propria auto.

L'indagine tecnica "migliorativa" delle immagini della videosorveglianza che hanno immortalato il presunto pedinamento da parte dell'imputato nei confronti della vittima non ha chiarito tutti i dubbi ai giudici. 

Dubbi anche sull'orario: "Non è stata certificata la corrispondenza fra l'orario impresso sui filmati e quello reale" - hanno sostenuto gli esperti nella perizia.

Il fratello della vittima, insieme al maresciallo dei carabinieri Pompeo Chirico, che ha indagato sul fatto e conosceva Miceli, sono stati, quindi, chiamati a confermare se quell'immagine, assai poco chiara, che si vede al volante dell'auto, è di Sciortino. Entrambi, rispondendo anche ai difensori dell'imputato, gli avvocati Giovanna Morello e Santo Lucia, hanno dato una risposta affermativa.

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