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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Cattolica Eraclea

Marmista massacrato e ucciso nel suo laboratorio, il luogo del delitto al setaccio

In mattinata saranno eseguiti degli accertamenti scientifici, chiesto il rinvio a giudizio

Prima gli esami antropometrici, oggi quelli scientifici sul luogo del massacro e intanto il pubblico ministero Gloria Andreoli chiede il rinvio a giudizio e l’inchiesta per l’omicidio del marmista Giuseppe Miceli approda in aula per l’udienza preliminare. L’unico imputato è l’operaio Gaetano Sciortino, 53 anni, arrestato il 20 ottobre scorso al termine di un’indagine molto complessa svolta sul campo dai carabinieri. Il cadavere del marmista di 67 anni è stato trovato in un lago di sangue il 7 dicembre di tre anni fa nel suo laboratorio di via Crispi.

Ed è proprio là che i suoi difensori, gli avvocati Santo Lucia e Giovanna Morello, hanno chiesto di tornare per mettere a fuoco alcuni aspetti. Questa mattina sarà effettuata una consulenza di parte alla quale parteciperà anche il pm Andreoli che si sta occupando della vicenda dopo il trasferimento alla Procura di Bologna della collega Silvia Baldi che in precedenza aveva condotto le indagini fino alla richiesta, accolta dal gip Stefano Zammuto, di emettere un’ordinanza cautelare in carcere, in seguito confermata dal tribunale del riesame.

Gli accertamenti che saranno eseguiti su richiesta della difesa riguardano gli oggetti contundenti (un booster e un piatto di marmo) che sarebbero stati utilizzati per uccidere Miceli e lo stesso laboratorio dove l'artigiano lavorava ed è stato ucciso. Saranno eseguite, in particolare, le ricerche sulle impronte. Nelle scorse settimane, invece, sono stati eseguiti gli esami antropometrici: si tratta, in sostanza, di una misurazione scientifica dell’arto utile a comprendere se è compatibile con la scarpa trovata in campagna che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata abbandonata dal killer e sarebbe la prova decisiva che inchioderebbe l’imputato alle sue responsabilità.

Il movente non è ancora chiaro. Sciortino è stato pedinato dai carabinieri e intercettato perché i sospetti sono caduti subito su di lui. La vittima, secondo quanto ipotizzano gli inquirenti, sarebbe stata a sua volta pedinata dal suo omicida per tre ore e l’auto immortalata dalle telecamere di videosorveglianza sarebbe stata di Sciortino. Il movente ipotizzato in un primo momento sarebbe stato la rapina ma il gip ha escluso la sussistenza di indizi. L’ordinanza, in seguito, è stata confermata dal tribunale del riesame. Ultimato questo atto istruttorio la vicenda approderà in aula. L’udienza preliminare, per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura, sempre se la difesa non dovesse chiedere il rito abbreviato, è stata fissata per il 22 marzo davanti al giudice Francesco Provenzano. 

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