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Cronaca

Ex Multiservizi e Sas, la Cassazione dà ragione ai lavoratori

Il primo ricorso proposto nel lontano 2009, con le sentenze della Suprema corte di Cassazione, cui per la prima volta è stato trattato il caso specifico, si è posta finalmente la parola fine ad una battaglia che ha visto centinaia di famiglie impaurite dall'eventualità di perdere il loro posto di lavoro

La Cassazione con le sentenze 24804 e 24803, depositate il 7 dicembre, ha posto fine alla "guerra" che si era scatenata tra centinaia di lavoratori con la "Multiservizi" prima e la "Sas" dopo.

Infatti, accogliendo la tesi difensiva portata avanti dall'avvocato Antonino Maria Cremona, del foro di Agrigento, la Suprema corte di cassazione ha affermato che tra la "Multiservizi" e la "Sas" vi era stato un trasferimento di azienda e quindi il licenziamento operato dalla prima era illegittimo avendo questi lavoratori il diritto di transitare dalla prima alla seconda.

«Con questa affermazione si è vanificata la strategia che le due aziende avevano messo in opera per far perdere il posto a centinaia di lavoratori» dice il legale.

La Cassazione ha ancora affermato che la Sas non costituisce tecnicamente una ”longa manus” della Pubblica amministrazione e non opera in house providing, cioè non esternalizza una propria attività con una società, che se pur costituita nelle forme del diritto privato, è in effetti una società pubblica con i divieti previsti per la Pubblica amministrazione.

Affermando questi principi di diritto la Cassazione ha accolto la tesi difensiva dall’avvocato Cremona, così condividendo che si adattavano al caso concreto i precedenti arresti giurisprudenziali della Cassazione stessa, ma sopra ogni cosa ritenendo che andavano applicate, così come sostenuto dal legale, le Direttive europee e la giurisprudenza della Corte di giustizia europea.

La battaglia portata avanti dall’avvocato Cremona a difesa dei suoi assistiti è datata, essendo iniziata con il primo ricorso proposto nel lontano 2009, ma lo ha visto sempre vittorioso dinanzi ai Tribunali di Agrigento e Palermo e dinanzi la Corte di Appello di Palermo.

Oggi con le sentenze della Suprema corte di Cassazione, cui per la prima volta è stato trattato il caso specifico, si è posta finalmente la parola fine ad una battaglia che ha visto centinaia di famiglie impaurite dall'eventualità di perdere il loro posto di lavoro, unica fonte di guadagno, quindi di vita per loro le loro famiglie.
 


 

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