Due rapine in poche ore: una in casa e l'altra per far sparire l'hard disk, due denunciati
Un 34enne e un 37enne hanno portato via ad una quarantenne un telefono cellulare e 200 euro, poi minacciando un uomo si sono fatti consegnare le immagini del primo colpo messo a segno
Sono stati ritenuti responsabili di due rapine in abitazione: una nella residenza di una casalinga e l’altra – con tanto di minacce di morte – nella casa di un uomo per portar via l’hard disk del sistema di videosorveglianza che aveva ripreso il colpo della mattina. Hanno 34 e 37 anni i due canicattinesi che sono stati denunciati, dai carabinieri, alla Procura della Repubblica. A loro i militari dell’Arma di Canicattì sono arrivati dopo rapida, ma circostanziata, attività investigativa che è stata, naturalmente, come sempre, coordinata dal sostituto procuratore titolare del fascicolo d’inchiesta. Entrambi i deferiti sono risultati essere disoccupati e già noti alle forze dell’ordine.
Le due rapine sono state messe a segno il 14 giugno scorso. In mattinata, i due sarebbero riusciti ad introdursi nell’abitazione di una casalinga quarantenne e da quell’immobile, con minacce e violenza (tant’è che s’è configurata appunto la fattispecie di rapina), sono riusciti a portar via un telefono cellulare e circa 200 euro in contanti. Poche ore dopo, stando sempre a quanto sarebbe stato accertato dai carabinieri della compagnia di Canicattì – ma il riserbo è praticamente categorico – i due avrebbero raggiunto l’abitazione di un ventottenne operaio che è stato minacciato di morte e, di fatto, costretto a consegnare l’hard disk del sistema di video sorveglianza della sua abitazione. Hard disk che, a quanto pare, conteneva le immagini dei malviventi durante la rapina commessa in mattinata dai due.
I militari dell’Arma non hanno lasciato trapelare nessuna indiscrezione al riguardo. Non è escluso pertanto che l’attività investigativa – come sempre avviene in casi di questo genere – possa ancora continuare. E’ certo però che i due canicattinesi sono stati entrambi deferiti alla Procura di Agrigento.