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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Canicattì

Ucciso per una stradella contesa, Castelli rivela: "L'omicida nascose l'arma sotto i rovi"

Il dirigente del commissariato è stato ascoltato in aula al processo per il delitto del 69enne Vincenzo Sciascia Cannizzaro. In aula anche il capitano dei carabinieri Luigi Pacifico: "Carmelo Rubino poco fa mi ha detto che lo ha rovinato"

"Un mio agente lo chiamò al cellulare chiedendogli dove fosse e andammo ad arrestarlo a casa ma non fu lui a indicarci la pistola che, anzi, era occultata sotto delle foglie nel suo terreno".

Il dirigente del commissariato di Canicattì, Cesare Castelli, racconta così in aula l'indagine lampo che ha portato all'arresto di Carmelo Rubino, l'agricoltore pensionato di 69 anni, reo confesso del delitto del coetaneo Vincenzo Sciascia Cannizzaro, anche lui agricoltore, al quale avrebbe sparato diversi colpi di pistola al volto al culmine di una serie di litigi dovuti al diritto di passaggio su una strada interpoderale che portava ai loro terreni.

L'omicidio è avvenuto il 27 settembre dell'anno scorso proprio nel terreno della vittima in contrada Calici. Rubino sostiene di avere sparato perchè il vicino gli si stava scagliando contro in maniera violenta. L'accusa del pm, invece, è quella di omicidio aggravato con le aggravanti della premeditazione e dell'avere agito "per motivi abietti e futili" oltre alla detenzione di arma clandestina.

"Il figlio della vittima, che ha assistito alla scena - ha aggiunto Castelli - ci ha fatto subito il nome di Rubino. Le telecamere del benzinaio hanno immortalato anche la sua auto che entrava nella strada. Se l'imputato è stato aggredito? Così disse - ha detto rispondendo al pm Paola Vetro e ai difensori di Rubino, gli avvocati Diego Guadagnino e Francesco Gibilaro -, ma non c'era alcun segno esteriore".

Davanti alla Corte di assise presieduta da Alfonso Malato, con a latere Agata Anna Genna, è stato ascoltato anche il capitano dei carabinieri Luigi Pacifico. "Rubino disse la stessa cosa che mi ha detto poco fa, ovvero che Sciascia Cannizzaro lo aveva rovinato".

I familiari della vittima, intanto, oltre a costituirsi parte civile, nel corso dell'udienza preliminare hanno ottenuto che i beni dell'imputato - terreni, magazzini e immobili - venissero sottoposti a sequestro conservativo in vista di un eventuale risarcimento in caso di condanna: questo perchè, dal contenuto di alcune intercettazioni disposte in carcere, in occasione di alcuni colloqui con i familiari avrebbe manifestato l'intenzione di far sparire i suoi beni, evidentemente per sottrarli ad eventuali azioni risarcitorie. 

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