Investito e ucciso dal consuocero con l'auto, poliziotto in aula: "I vicini hanno visto tutto"

"Alcuni vicini hanno assistito alla scena dalla finestra di casa che era un vero e proprio corridoio sulla scena dell'omicidio, dopo averli sentiti siamo andati direttamente a casa di Lalomia che aveva appena posteggiato la macchina tanto che il motore era ancora caldo". 

Il dirigente del commissariato di Canicattì, Francesco Sammartino, è il primo teste ascoltato in aula, davanti alla Corte di assise presieduta da Alfonso Malato, al processo a carico del tabaccaio Luigi Lalomia, 75 anni accusato di avere ucciso Mario Vincenzo Lauricella, meccanico sessantenne di Canicattì, preso a bastonate e investito con un furgone nell'ambito di un contrasto legato al futuro matrimonio dei loro figli.

Lalomia, in particolare, prima dell'omicidio avrebbe tentato di impedire le nozze con insulti e minacce. Lalomia è accusato anche del tentato omicidio della futura nuora che sarebbe stata salvata proprio da un gesto eroico del padre che, vedendo l'auto piombargli contro, l'avrebbe spintonata via evitando che anche lei venisse schiacciata contro un muro.

"E' stata la figlia di Lauricella a dare l'allarme chiamando un'ambulanza - ha aggiunto Sammartino rispondendo al pm Paola Vetro e al difensore dell'imputato, l'avvocato Calogero Meli -, subito dopo siamo intervenuti sul luogo dove c'era stato l'investimento". La polizia ha poi interrogato Lalomia (che sarà arrestato in un secondo momento su ordinanza del gip) che, dopo un malore, prova a difendersi e ribaltare la versione dei fatti.

"Ci disse che era stato aggredito e picchiato, aveva una mano ferita". L'udienza è stata aggiornata al 15 luglio.