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Cronaca Canicattì

Tangenti e sanità, no al patteggiamento per il "faccendiere pentito"

Il gup respinge la richiesta di applicazione della pena per il 44enne Salvatore Manganaro: la condanna a 4 anni e 2 mesi non è stata ritenuta "congrua"

Il Gup del tribunale di Palermo Annalisa Tesoriere ha condannato a 4 anni e 6 mesi, col patteggiamento, Ivan Turola, 41 anni, e ha negato "l'applicazione della pena su richiesta delle parti" (il patteggiamento, appunto) per Salvatore Manganaro, 44 anni, e Roberto Satta, di 50 anni. Si tratta di tre degli imprenditori coinvolti nell'inchiesta Sorella sanità, approdata al rito abbreviato dopo gli arresti - risalenti allo scorso maggio - che riguardarono, fra gli altri, il commissario anti-Covid per la Sicilia, Antonio Candela, e il direttore generale dell'Asp di Trapani, Fabio Damiani. Turola, Manganaro (protagonista di numerose ammissioni e collaboratore dei magistrati) e Satta avrebbero voluto evitare l'abbreviato patteggiando, ma il giudice ha detto di sì solo al primo, milanese, rappresentante della Ferco srl.
 

L'indagine della Guardia di finanza è relativa a presunte tangenti milionarie che sarebbero state incassate da burocrati della sanità dell'Isola per agevolare le imprese interessate ad appalti del valore complessivo di oltre 600 milioni, da assegnare per lo svolgimento di servizi e l'erogazione di forniture. Il pool coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, con i sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini, aveva detto di sì a tutti e tre.

La condanna di Turola comporta anche il pagamento di 20 mila euro alla Regione e all'Asp 6 di Palermo: l'imprenditore avrebbe anche cercato di raccomandare a Gianfranco Miccichè, tramite il fratello Guglielmo, Fabio Damiani per la nomina come manager: le intercettazioni rivelarono una sorta di pasticcio, perché il fratello del presidente dell'Assemblea regionale siciliana avrebbe creduto che la persona da segnalare fosse lo stesso Turola e non Damiani. Manganaro, originario di Canicattì (Agrigento), è considerato un faccendiere molto vicino proprio a Damiani, sul cui conto ha riferito numerose accuse: aveva chiesto una pena di 4 anni e 2 mesi (concordata con i pm) ma secondo il Gup Tesoriere non è una misura "congrua", cioè sufficiente, in relazione alla gravità delle condotte contestate. Stessa valutazione per Satta, originario di Cagliari, che agiva per conto di Tecnologie sanitarie e che aveva proposto 5 anni: il massimo per il patteggiamento. (AGI)

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