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Cronaca Canicattì

"Investito e ucciso dal consuocero per matrimonio sgradito", Procura dispone autopsia

Il pm nomina un medico legale per accertare con precisione le cause della morte di Mario Vincenzo Lauricella, meccanico sessantenne di Canicattì, preso a bastonate e travolto con un furgone - secondo l'accusa - dal tabaccaio Luigi Lalomia. Formalizzata l'accusa di omicidio

All'indomani della morte di Mario Vincenzo Lauricella, meccanico sessantenne di Canicattì, preso a bastonate - secondo quanto ipotizza la Procura - e investito con un furgone dal consuocero nell'ambito di un contrasto legato al futuro matrimonio dei figli, il pm Paola Vetro ha disposto l'autopsia.

La posizione del tabaccaio Luigi Lalomia, 75 anni, si aggrava. Nei suoi confronti è stata formalizzata l'accusa di omicidio. Resta la seconda imputazione di tentato omicidio della futura nuora che sarebbe stata salvata proprio da un gesto eroico del padre che, vedendo l'auto piombargli contro, l'avrebbe spintonata via evitando che anche lei venisse schiacchiata contro un muro.

Il magistrato della Procura ha nominato quale proprio consulente il medico legale Giuseppe Ragazzi. Mercoledì sarà conferito l'incarico e l'indomani, all'ospedale Papardo di Messina, dove si trova la salma, sarà eseguita l'autopsia. Il difensore dell'indagato, l'avvocato Calogero Meli, e il legale dei familiari della vittima - l'avvocato Salvatore Amato - potranno partecipare alle operazioni anche con un proprio consulente.

L'agguato, la mattina del 30 maggio, si è consumato in via Libia, davanti a un magazzino di proprietà delle vittime. Per la Procura, sarebbe andato lì per prenderli a bastonate e, dopo averli picchiati, avrebbe deciso di schiacciarli con l'auto e ucciderli.

Il futuro consuocero di Lalomia e la figlia erano davanti a un magazzino all'ingresso dell'abitazione. Lì il tabaccaio sarebbe arrivato con un Doblò, si sarebbe fermato e avrebbe iniziato a picchiarli con un bastone, preso dal bagagliaio. I due sarebbero riusciti a levargli il bastone dalle mani ma Lalomia, risalito sul Doblò, avrebbe fatto marcia indietro per schiacciarli contro il muro.

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