L'inchiesta sul cadavere bengalese trovato sul barcone con 117 persone, il 36enne stava male già all'imbarco in Libia

L'ispezione cadaverica ha confermato. Il trentacinquenne del Bangladesh trovato morto su un barcone, con altre 117 persone, soccorso dai militari della Guardia di finanza, non ha segni di morte violenta. I poliziotti della Squadra Mobile, nel giro di mezza giornata, ascoltando tutti i suoi compagni di viaggio, sono riusciti ad acquisire testimonianze importanti: l'uomo stava già male, pare che abbia ripetutamente vomitato, quando è salito sull'imbarcazione. Durante il viaggio verso l'Eldorado Sicilia ha continuato a star male. Poi, la tragedia. 

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L'imbarcazione sulla quale viaggiava il bengalese è partita alle ore 20 di domenica da Zawiya in Libia. A bordo c'erano, appunto, complessivamente 118 persone, fra cui 3 donne e due minori, sedicenti bengalesi, siriani, egiziani e pakistani. Il natante, l'indomani sera, ossia lunedì, è stato intercettato a meno di mezzo miglio dal porto di Lampedusa dai militari delle Fiamme Gialle.

La Squadra Mobile della Questura di Agrigento ha già informato e relazionato alla Procura della Repubblica che firmerà il dissequestro della salma, senza disporre l'esame autoptico. Non è ancora ben chiaro se l'immigrato - identificato pienamente perché aveva con se dei documenti di riconoscimento - verrà tumulato nell'apposita area del cimitero di Lampedusa o se, invece, la salma verrà traslata a Porto Empedocle e poi accolta in qualche camposanto dell'Agrigentino.  

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