La banda di rom che razziava ville in mezza Sicilia verso il processo, chiusa inchiesta per cinque
La Procura ipotizza i reati di associazione a delinquere, furto aggravato e ricettazione: due mesi fa l'operazione dei carabinieri
Poco più di due mesi dopo l'operazione dei carabinieri, con cinque arresti (quattro dei quali confermati dal tribunale del riesame), l'inchiesta sulla banda di rom che avrebbe messo a segno decine di furti in appartamenti in mezza Sicilia, è già chiusa.
Il pubblico ministero Gloria Andreoli ha fatto notificare l'avviso di conclusione delle indagini preliminari - atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio - per Sasa Radosavljevic, 24 anni, dell'ex Jugoslavia; Lasio Radosavljevic, 35 anni, alias Lasio Lucan, dell'ex Jugoslavia; Daniel Lucan, 30 anni, rumeno; Ciprian Lucan, 38 anni, rumeno e Lasio Rac, 59 anni, serbo.
I rom sono accusati d'aver messo a segno una ventina di furti: da San Leone a Montaperto, ma anche al Villaggio Mosè, nei Comuni agrigentini circostanti e nelle limitrofe province di Caltanissetta ed Enna.
Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Agrigento, Luisa Turco, lo scorso 4 dicembre, aveva convalidato i fermi di indiziato di delitto e disposto per i cinque indagati la custodia cautelare in carcere. Nel corso delle perquisizioni domiciliari, i carabinieri hanno trovato molta refurtiva: monili in oro, tablet, pc, orologi ed armi.
Il tribunale del riesame, nei giorni successivi, ha annullato l'ordinanza cautelare per Sasa Radosavljevic, confermandola per gli altri che sono tuttora in carcere. Le accuse contestate sono l'associazione a delinquere (per tutti tranne che per l'indagato rimesso in libertà), il furto e la ricettazione.
Con l'avviso di fine inchiesta, i difensori - gli avvocati Salvatore Pennica e Paolo Ingrao - hanno 20 giorni di tempo per provare a convincere il pm a non chiedere il rinvio a giudizio attraverso il compimento di atti di indagine, la presentazione di memorie o un interrogatorio dei propri assistiti.