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Cronaca

"Società aperte con capitale irrisorio, impennata con volume di affari milionario e tracollo pilotato": ecco il sistema "Pelonero"

Dagli atti dell'inchiesta emerge il "modus operandi" della famiglia Sferrazza che avrebbe aperto e chiuso imprese al solo scopo di fare sparire soldi senza pagare creditori e fisco. "I fornitori venivano da fuori regione perché qua erano conosciuti"

"Le imprese venivano create con capitali irrisori, dopo l'impennata del volume di affari si provvedeva a svuotarle progressivamente e crearne altre con prestanome. Nel frattempo fisco e creditori restavano senza un euro. Come era possibile? Innanzitutto si ricorreva sempre a fornitori di fuori regione perchè qua la famiglia Sferrazza era conosciuta".

Il procuratore Luigi Patronaggio e il colonnello Rocco Lopane, comandante provinciale della Guardia di Finanza, descrivono così il "sistema Sferrazza". "Dalle indagini di polizia giudiziaria svolte - si legge negli atti dell'inchiesta - è emerso che tutte le società hanno avuto vita brevissima, sono nate con un capitale irrisorio senza ricorrere a finanziamenti. Nonostante ciò, in base alla scarsa documentazione contabile esaminata, si è riscontrato spesso un andamento soddisfacente per i primi due anni, con attività in taluni casi superiore al milione di euro, e un tracollo improvviso dal terzo".

Il sistema, quindi, sarebbe stato quello classico del fallimento pilotato. "Il fallimento veniva preceduto da operazioni distrattive che hanno consentito di salvaguardare l'attivo per reimpiegarlo nella successiva società. Tali picchi di attività, è stato accertato dalla polizia giudiziaria, sono riconducibili a un forte indebitamento, principalmente nei confronti di fornitori ed erario, che infine sono stati i veri pregiudicati dell'intera operazione fraudolenta". 

L'intera famiglia Sferrazza ha nominato come proprio difensore di fiducia l'avvocato Daniela Posante mentre la commercialista Graziella Falzone è assistita dagli avvocati Santo Lucia e Salvatore Falzone. Nelle prossime ore ci saranno gli interrogatori di garanzia dove gli indagati potranno, per la prima volta, se lo vorranno, riferire la loro versione dei fatti al giudice Luisa Turco che ha emesso le ordinanze. Subito dopo l'inchiesta "Malebranche" dovrà passare al vaglio del tribunale del riesame di Palermo dove sarà ridiscusso il provvedimento restrittivo. 

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